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Attualità mercoledì 23 settembre 2015 ore 15:06

Chil Post, Fidi Toscana revoca gli aiuti

Lo ha annunciato il governatore Rossi in Consiglio regionale: "Fidi revocherà la gratuità della garanzia applicando una sanzione da 34.951 euro"



FIRENZE — Enrico Rossi ha parlato della Chil Post (società che faceva capo fino al 2010 a Tiziano Renzi, padre del premier) rispondendo a un'interrogazione del consigliere di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli. 

La garanzia in questione fu concessa alla Chil Post nel 2009 da Fidi Toscana su un mutuo da 697mila euro acceso presso la Bcc di Pontassieve. L'anno dopo la società fu venduta da Tiziano Renzi e nel 2013 fallì. Sulla vicenda la procura di Genova ha aperto un'inchiesta per bancarotta fraudolenta e, a indagini concluse, ha chiesto il rinvio a giudizio per gli ultimi due amministratori della Chil e l'archviazione per il padre del  presidente del Consiglio.

"Il 5 maggio scorso gli uffici competenti della giunta regionale hanno inviato a Fidi Toscana formale richiesta a procedere con la revoca della gratuità della garanzia per la Chil Post - ha spiegato Enrico Rossi - Il 27 luglio scorso  Fidi Toscana a sua volta ci ha informato di essere in procinto di revocare l'aiuto (34mila euro, ndr), maggiorato di una sanzione dello stesso importo. Per questo motivo la finanziaria regionale ha preso contatto con il curatore fallimentare dell'azienda per procedere all'insinuazione del passivo, come da normativa vigente". 

Il governatore ha sottolineato che la revoca della garanzia sarebbe legata al trasferimento della sede legale Chil dalla Toscana alla Liguria senza che l'azienda abbia rispettato l'obbligo di comunicare il cambio di localizzazione a Fidi Toscana.

Nell'interrogazione, Donzelli voleva sapere anche se la Regione o Fidi Toscana fossero a conoscenza che il parere relativo alla concessione del mutuo da parte della Bcc di Pontassieve alla Chil fosse stato redatto dal padre dell'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti. 

"La concessione di garanzia viene fatta attraverso un regolamento che stabilisce i criteri di ammissibilità da parte del titolare dell'impresa, a prescindere da chi ne sia il titolare e da colui che firmerà il finanziamento bancario - ha risposto Rossi - Non si può quindi parlare di forzature o favoritismi quando i criteri sono uguali per tutti".


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