Il Covid uccide più gli uomini delle donne ma c'è un perchè

FIRENZE — In Cina i dati ufficiali sull’epidemia del nuovo coronavirus Sars-Cov-2 parlano di un tasso di letalità al 4,7% negli uomini a fronte del 2,8% riscontrato nelle donne. I dati italiani confermano questo andamento a vantaggio del genere femminile.

In Toscana, secondo quanto riportato nell’ultimo rapporto Ars, c'è un maggiore equilibrio fra i due generi in termini di numero di contagi. Le differenze sono altre: gli uomini necessitano più frequentemente delle donne del ricovero ospedaliero e della terapia intensiva e la malattia ha conseguenze letali per 7,6% degli uomini contagiati contro il 3,8% delle donne. Da cosa può dipendere?

Come spiega Fabio Voller, coordinatore dell'Osservatorio di epidemiologia dell'Ars, intanto le donne hanno in Toscana e in Italia un’aspettativa di vita più lunga degli uomini anche se spesso vivono gli ultimi anni in una condizione di disabilità maggiore. Tuttavia le patologie cardiovascolari affliggono maggiormente il genere maschile e rappresentano un fattore che aggrava molto le conseguenze del Covid-19.

Ma ci sono altri fattori che entrano direttamente in gioco per garantire alle donne una maggiore resistenza al Covid. Vediamoli uno per uno:

- negli uomini esiste una prevalenza di fumatori maggiore rispetto alle donne e il fumo rappresenta un fattore di rischio sia per contrarre la malattia che per sviluppare un quadro clinico più grave;

- le donne sono più attente all’igiene personale e al lavaggio delle mani, elementi che giocano un ruolo fondamentale nella contrazione del virus;

- uomini e donne inoltre differiscono anche nella risposta immunitaria: le donne sviluppano maggiori risposte immunitarie verso i patogeni, compresi i virus, motivo per cui sono meno suscettibili a contrarre infezioni da microrganismi.

Nuove evidenze scientifiche mostrano anche che, tra uomo e donna, vi sono differenze anche nei meccanismi che stanno alla base della genesi dell’infezione, sia di tipo ormonale che genetico.

Per quanto riguarda le differenze ormonali, sono proprio gli ormoni sessuali che agiscono come importanti modulatori delle risposte immunitarie.

Nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2, facendo sì che questo enzima, anche dopo l'infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa gli ormoni androgeni sembra che svolgano un ruolo opposto, favorendo le fasi successive dell’infezione nelle cellule polmonari.

Infine non va dimenticata la differenza legata ai cromosomi sessuali: quelli delle donne sembrano avere in ipotesi una maggiore espressione della proteina che può avere effetti protettivi sui polmoni.

Va detto che altri studi condotti sullo stesso argomento - ad esempio quello pubblicato recentemente dall'Istituto Cattaneo di Milano - non escludono che i dati relativi alla minore letalità del virus sulle donne possano essere influenzati anche da un'altra contingenza che non ha niente a che vedere con la genetica: nelle prime settimane dell'epidemia, per i  motivi che abbiano citato sopra, molte più donne che uomini anziani sono decedute nella loro abitazione oppure nelle residenze sanitarie assistite. Di conseguenza nessuna di queste signore è stata sottoposta al tampone per il Covid, obbligatorio quasi da subito solo negli ospedali, e nessuno saprà mai se erano state contagiate e se l'infezione può aver influito sulla loro morte. Ora che, per lo meno in Toscana, i tamponi vengono effettuati a tappeto anche nelle case di riposo, forse i dati sulla differenza di letalità del virus fra i due generi potrebbero cambiare.

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