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Attualità lunedì 04 luglio 2016 ore 16:45

Un terzo dei diabetici toscani rischia la vista

La retinopatia diabetica è una delle complicanze più diffuse della malattia, ma ora si pensa a nuovi percorsi di prevenzione



FIRENZE — Il problema c'è, è grave ma le soluzioni per uscirne ci sono. A patto, però, di riorganizzare il percorso di prevenzione e presa in carico dei pazienti che soffrono di diabete. E' questo il senso e la direzione degli interventi di medici e rappresentanti istituzionali che si sono alternati nel corso del convegno 'La gestione integrata del paziente con retinopatia diabetica' organizzato da Allergan e ospitato dall'auditorium di palazzo Panciatichi a Firenze. 

Del 5 per cento di popolazione affetta da diabete in toscana, circa il 35 per cento soffre di retinopatia diabetica, cioè di una grave patologia della vista che nei casi più gravi può sfociare nella cecità. Quando i primi sintomi compaiono, e può accadere anche a 5 o 10 anni dalla diagnosi del diabete, può già essere troppo tardi. Da qui, la necessità di cambiare il sistema della prevenzione attraverso un percorso diagnostico e terapeutico che coinvolga tutte le figure con cui i pazienti si relazionano, dal medico di base in poi. 

"Si tratta di una patologia facilmente identificabile perché basta solo una fotografia del fondo dell'occhio per osservare i primi segni della malattia - ha detto Stanislao Rizzo, direttore di oculistica dell'Azienda ospedaliera universitaria di Careggi - lo screening dovrebbe essere fatto prima di tutto dai medici di famiglia e dai centri specializzati in modo che poi i dati possano essere letti dagli specialisti. In questo senso si tratterebbe di un investimenti in termini anche di risorse umane molto basso per una patologia così importante". 

Qualche passo in avanti nella direzione auspicata dal convegno è stato già fatto secondo l'assessore regionale alla salute Stefania Saccardi: "E' una riorganizzazione che sta dentro la filosofia della legge di riorganizzazione del sistema sanitario che abbiamo approvato a dicembre - ha detto Saccardi - dobbiamo uscire dalla logica della semplice prestazione per cui un paziente è curato e poi lasciato".

Un percorso, appunto, che in altri paesi è stato sperimentato. Con tutti i distinguo in termini di numerosità della popolazione e di incidenza della patologia, in Islanda, è stato detto nel corso del convegno, i problemi alla vista legati al diabete stanno calando. Gli stili di vita spesso non sani rendono ancora più stretti i margini per riorganizzare la prevenzione per arrivare ai risultati sperati. "Con una riorganizzazione della rete e degli investimenti noi potremmo avere una diminuzione delle complicanze, soprattutto nella popolazione anziana cioè quella più colpita".


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