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Cronaca mercoledì 03 febbraio 2016 ore 15:40

Violenta rissa tra le mura di Sollicciano

Ad affrontarsi a calci e pugni sono stati un gruppo di detenuti albanesi e alcuni marocchini. Il Sappe: "Pochi agenti per garantire la sicurezza"



FIRENZE — La rissa è scoppiata attorno alle 11 di questa mattina nel campo sportivo del penitenziario di Scandicci. A renderlo noto è stato il Sappe il sindacato della polizia penitenziaria che ha sottolineato come si sia trattato di una rissa molto violenta, le cui cause sono tutte da chiarire. 

"Forse il pretesto del furioso pestaggio tra reclusi tutti ristretti nella VI sezione detentiva del carcere - ha sottolineato il segretario del Sappe della Toscana Pasquale Salemme -, è tra i più futili, ossia l'incapacità di convivere con persone diverse. O forse le ragioni sono da ricercare in screzi di vita penitenziaria o in sgarbi avvenuti fuori. Fatto sta che stamane se le sono date di santa ragione".

Ad affrontarsi, prima dell'intervento degli agenti che hanno riportato la calma, sono stati un gruppo di ragazzi albanesi e un alcuni marocchini che si sono presi a pugni e calci e si sono lanciati addosso vari oggetti.

Al momento, come ha ricordato il Sappe sono presenti a Sollicciano 696 detenuti, di cui 66 donne, rispetto alla capienza complessiva di 494 posti letto: 456 sono gli stranieri presenti, il 66% dei ristretti.

"La rissa - commenta il segretario generale del Sappe Donato Capece - conferma che tenere i detenuti a non far nulla, anche nei momenti previsti di socialità, può essere grave e pericoloso. Ma deve fare seriamente riflettere anche sulle pericolose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, che ogni giorno di più rischiano la propria vita nelle incendiarie celle delle carceri italiane. Le carceri sono più sicure assumendo gli agenti che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri, espellendo i detenuti stranieri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare nulla".


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