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Attualità mercoledì 10 dicembre 2014 ore 13:27

Gli speleo mannari conquistano il record italiano

Luca Pedrali con 17 compagni ha battuto il primato di immersione in profondità raggiungendo 1360 metri nell'abisso Paolo Roversi, sulle Alpi Apuane



MINUCCIANO — L'impresa è riuscita domenica 7 dicembre alle 14 e per celebrarla gli speleo mannari hanno lasciato nel punto più basso una scultura dell'artista fiorentino (anche lui speleologo) Filippo Dobrilla insieme ad una scritta realizzata con il carburo e quindi senza alcun impatto ambientale sulla roccia.

L'abisso Paolo Roversi del monte Tambura si estende per 1350 di dislivello e negli ultimi dieci metri formasi un sifone a Y, immerso nell'acqua, ribattezzato Sifone Mannaro e collocato a 460 metri al di sotto del livello del mare.

I 18 speleo mannari che hanno partecipato alla spedizione sono giunti in Garfagana da tutta Italia, dalla Spagna e dalla Svizzera e sono: Luca Pedrali (sub di fama nazionale) e Nadia Bocchi di Brescia, Gianmarco Innocenti di Lucca, Giuseppe Paolini di Orvieto, Thomas Pasquini di Lucca, Riccardo Nucciotti di Viareggio detto Zairo, Filippo Dobrilla di Firenze, Sandro Sorzé e Filippo Felici (Friuli Venezia Giulia), Rubens Martino (Campania), Matteo Ingrassia (Piemonte), Stefano Calleris (Piemonte), Fabio Bollini (Repubblica di San Marino), Jorge Del Campo Adeva (Madrid), il toscano Pascal Vacca, Floriano Marinaglia (Locarno), Ivano Predari (Lombardia),  Mauro Regolini (Trentino Alto Adige).

La conquista del record è stata rallentata da una sorta di boicottaggio: la prima delle tre squadre che si è avventurata nell'abisso il venerdì precedente per preparare la discesa ha dovuto prendere atto che ignoti avevano rimosso corde, piastrine e altro materiale già sistemato durante precedenti spedizioni e soprattutto l'11 ottobre scorso, durante il tentativo di battere il record fallito a causa del maltempo: l'acqua allagò le gallerie bloccato i sub a 1190 metri di profondità.

Grandissima la soddisfazione degli speleomannari.

"Abbiamo vinto perchè abbiamo lavorato tutti insieme - ha commentato Luca Pedrali - Ci siamo divisi i compiti e siamo andati avanti in modo affiatato anche se qualcuno, togliendoci le corde fra meno 200 e meno 700 metri di profondità ci ha rallentato".

La spedizione è stata assistita in superficie dal medico e speleologo Remo Rossi di Viareggio e da Cristiano Naitis di Reggio Emilia e Anna Benedetto di Lucca.


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