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Attualità giovedì 13 agosto 2015 ore 18:15

Inzia la scuola, parte la protesta

Le sigle sindacali hanno proclamato un'assemblea di quattro ore contro la riforma della scuola nella mattina del 15 settembre, primo giorno di lezioni



FIRENZE — Secondo la Cgil la riforma della scuola non affronta e non risolve molti dei problemi della scuola in Italia. E per questo la battaglia contro il Ddl Buona Scuola riparte a settembre da Firenze. Per il primo giorno di scuola, il 15 settembre,  i sindacati faranno un’assemblea di quattr ore per protestare e fare il punto sui nodi  fondamentali della riforma. Lo stop rischierà di non far suonare la campanella. Insegnanti, dirigenti scolastici e personale Ata di tutte le scuole statali sono invitati, dai sindacati, a partecipare a un incontro al Teatro dell’Obihall. L’iniziativa è stata lanciata da Flc Cgil, Cisl scuola, Snals, Gilda e Cobas.
“La data del 15 settembre non è casuale – spiega Paola Pisano, segretaria provinciale della Flc Cgil – l’abbiamo scelta perché è il simbolo di un’annata scolastica che riparte nell’incertezza. Quest’anno la situazione è ancora più grave, il primo giorno di scuola mancheranno dalle aule ancora tanti insegnanti, per non parlare del personale Ata”. 

All’assemblea, che potrebbe allargarsi ad altre città toscane, sono invitati a partecipare tutti i lavoratori della scuola, compresi i dirigenti scolastici.

"In Toscana, - spiega Alessandro Rapezzi, segretario generale Cgil scuola - avremo circa 6.500 stabilizzazioni: infatti non possiamo parlare di assunzioni nuove, perché se queste non si facessero in Toscana avremo quasi 8mila supplenze annuali. Vuol dire che si rende strutturale una spesa che lo Stato sostiene comunque e, come si capisce dai numeri, le assunzioni non bastano lo stesso a coprire tutte le supplenze annuali. E' evidente la positività del fatto di stabilizzare 6.500 posti, sono una boccata di ossigeno per la qualità della scuola e per la vita di quei lavoratori, ma ricordo che questo arriva a seguito di una grande iniziativa vertenziale che ha portato lo Stato italiano davanti la Corte di Giustizia Europea per i contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi usati nei nostri settori. E che prezzo pagano i lavoratori nel loro insieme per questa stabilizzazione? Il mondo del precariato ne esce completamente ridefinito rispetto ad una condizione che non ha scelto, ma che ha subito, il Contratto nazionale non esiste più."


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