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Attualità giovedì 11 maggio 2017 ore 16:03

ChiantiBanca e le contestazioni all'ex cda

Nella relazione della Banca d'Italia si parla di "insufficiente capacità di sorveglianza da parte dell'ex cda". E Bini Smaghi si rivolge alla procura



SAN CASCIANO — Per domenica prossima è in programma l'assemblea dei soci di ChiantiBanca e il clima fra le due liste in corsa per il rinnovo dei vertici dell'istituto si arroventa ulteriormente (vedi articoli collegati)

Oggi l'agenzia Ansa ha diffuso alcuni contenuti della relazione stilata dagli ispettori della Banca d'Italia al termine di una serie di verifiche effettuate dopo l'acquisto e la contabilizzazione da parte di ChiantiBanca di cento milioni di euro di titoli di stato, nel 2015. La relazione è arrivata al nuovo consiglio di amministrazione e al collegio sindacale dell'istituto il 9 maggio.

Nella relazione di Bankitalia si parla di "insufficiente capacità del cda in carica fino all'aprile 2016 di sorvegliare la conduzione aziendale" nonchè di "sottostima della rischiosità creditizia" e di "superamento delle soglie di capacità di rischio con l'acquisto di titoli di Stato a lunga scadenza nel 2015". In particolare "l'imputazione dei Btp in questione - si legge ancora nel report degli ispettori - avrebbe comportato una sovrastima del patrimonio netto della banca per 9 milioni e centomila euro e si è riflessa in una inesatta rappresentazione della consistenza dei fondi propri nella segnalazione alla vigilanza".

Anche l'organo di vigilanza di ChiantiBanca ha contestato l'operato del vecchio consiglio di amministrazione in merito ai 100 milioni di Btp, riportando il tutto in una relazione che, secondo il quotidiano La Repubblica, il nuovo cda guidato da Lorenzo Bini Smaghi avrebbe deciso di inviare alla procura.

Per quanto riguarda invece l'attività creditizia, gli ispettori della Banca d'Italia scrivono nel report che "i responsabili aziendali, in presenza di un negativo andamento delle attività economiche nelle aree servite, non hanno dedicato sufficiente attenzione alle esigenze di rafforzamento dei presidi np hanno perseguito nel tempo una maggiore diversificazione per settore economico degli impieghi, assecondando la disponibilità dell'esecutivo a sostenere iniziative di sviluppo edilizio che spesso hanno denotato difficoltà di rimborso". "Il processo del credito è risultato carente nelle fasi di istruttoria, monitoraggio e gestione - prosegue Bankitalia - con diffusi ritardi nella classificazione a sofferenza di posizioni censite come inadempienza probabile e nella individuazione dello stato di default di posizioni in bonis".

"Solo di recente sono state assunte alcune iniziative correttive - precisa Banca d'Italia - come la revisione organizzativa dell'ottobre 2016 e l'utilizzo dalla fine del 2016 di strumenti più selettivi di monitoraggio delle relazioni".


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