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Cronaca sabato 11 febbraio 2017 ore 08:09

La frode milionaria corre sui tir

Smascherata un'imprenditrice livornese che faceva aprire ai propri autisti attività in proprio per emettere false fatture



LIVORNO — Una altra frode fiscale nel settore del trasporto di merci su strada per conto terzi è stata scoperta dalle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Livorno.

Su ordine della Procura della Repubblica, i finanzieri del Gruppo di Livorno, nell'ambito di un’indagine che vede coinvolte cinque imprese, hanno eseguito, nei giorni scorsi, un sequestro preventivo di beni (disponibilità finanziarie ed un immobile) per un valore di 350 mila euro.

Il provvedimento cautelare, richiesto dal Sostituto Procuratore Massimo Mannucci, che ha coordinato le indagini, è stato emesso dal Giudice per le indagini preliminari del locale Tribunale, Antonio Pirato, nei confronti delle imprese riconducibili a una 47enne imprenditrice livornese.

Secondo quanto ricostruito dalla fiamme gialle la 47enne livornese aveva creato, intorno alle proprie imprese (una ditta individuale ed una società), un sistema di false fatturazioni, emesse da soggetti privi di effettiva capacità imprenditoriale.

In particolare, oltre a rilevare nove lavoratori “in nero”, privi di contratto e copertura assicurativa, i finanzieri hanno appurato che tre autisti che collaboravano con l’imprenditrice risultavano titolari di proprie ditte individuali. Gli approfondimenti delle Fiamme Gialle hanno consentito di verificare come questi ultimi, pur non avendo alcuna struttura imprenditoriale, né mezzi propri o dipendenti, emettevano, nei confronti delle imprese della donna, fatture “gonfiate” per prestazioni di servizi.

Le indagini hanno consentito di rilevare che la 47enne aveva indotto i tre autisti ad avviare attività in proprio, aprendo una partita I.V.A. ed utilizzando i mezzi da lei messi a disposizione, per poi far loro emettere fatture sovradimensionate, beneficiando di costi per abbassare gli utili dichiarati dalla propria società.

Gli autisti invece monetizzavano gli assegni emessi dalla società facente capo all’imprenditrice, a compenso dei servizi e riconsegnavano poi le somme in contanti all’imprenditrice stessa, al netto di una cifra compresa tra gli 80 e i 115 euro per ogni giornata di lavoro effettivamente prestata alle sue dipendenze.

I tre titolari delle ditte individuali coinvolti e la 47 enne imprenditrice livornese sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Livorno, a vario titolo, per i reati di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, omessa presentazione della dichiarazione ed occultamento di documentazione contabile.

Coinvolta nell’indagine anche l’impresa dell’ex marito della donna, dichiarata fallita nell’anno 2011: l’analisi dei conti correnti riconducibili all’imprenditrice ha consentito di rilevare un "Depauperamento delle casse societarie, in danno dei creditori, secondo una pianificata strategia d’azione attuata, sia in prossimità che successivamente alla dichiarazione di fallimento dell’impresa, dai due coniugi, denunciati, quindi, per bancarotta fraudolenta patrimoniale e appropriazione indebita".


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