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Attualità venerdì 19 giugno 2020 ore 13:13

Il Volto Santo è quello leggendario non la replica

Il Volto Santo di Lucca
Il Volto Santo di Lucca

Le indagini diagnostiche effettuate con il metodo del carbonio 14 hanno dato un risultato eclatante: è la più antica scultura lignea dell’Occidente



LUCCA — Il celebre Volto Santo di Lucca non è la copia ma bensì l'originale. A rivelarlo le indagini effettuate sulla statua con il carbonio 14 che datano il crocefisso ligneo tra il VIII e il IX secolo. Questa è la conferma che si tratta del primo e unico Volto Santo, che un antico testo creduto leggendario affermava essere arrivato a Lucca nel 782 d.C. e non di un’opera del XII secolo, replica di un originale più antico andato perduto, come gli studi di storia dell’arte ritenevano finora. Alla luce dei nuovi dati, il Volto Santo di Lucca risulta essere la più antica scultura lignea dell’Occidente.

Le indagini con il carbonio 14 sono state effettuate in occasione delle Celebrazioni per i 950 anni dalla rifondazione della Cattedrale di Lucca, che cadono in questo 2020, e che l’Opera del Duomo di Lucca ha affidato a prestigiosi istituti pubblici in vista di un necessario intervento conservativo. 

Gli esami sono stati eseguiti nella sede di Firenze dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare CHNet - Cultural Heritage Network, su tre campioni di legno della scultura e su un frammento di tela applicata sulla superficie lignea fin dall’origine.

Di particolare importanza per la datazione di questa straordinaria opera è il risultato ottenuto dall’esame della tela di incamottatura, posta tra il legno e la pittura, dato che il taglio di una fibra vegetale destinata alla tessitura di norma non precedeva di molto la sua lavorazione, mentre il legno dopo il taglio dell’albero poteva essere sottoposto a un periodo di stagionatura.

Il grandioso crocifisso ligneo del Volto Santo (altezza cm 247), simbolo della città di Lucca, è una delle icone più venerate della cristianità, il cui culto nel Medioevo si estese a tutta l’Europa creando un flusso ininterrotto di pellegrinaggi, lungo la via Francigena, e una serie di repliche tuttora visibili in vari territori del continente. 

Tale era la sua fama che in Inghilterra, nel 1087, il re Guglielmo II prestava solenne giuramento in nome del Volto Santo. Anche Dante lo citerà più tardi nella Divina Commedia. Considerato miracoloso, un’opera acheropita (non realizzata da mano umana), si riteneva che fosse la vera immagine di Cristo.

Il suo essere in primis un oggetto di culto ha escluso che sul Volto Santo fossero effettuate indagini diagnostiche e interventi di restauro fino a tempi recenti. E’ merito della locale Soprintendenza l’aver attuato una prima iniziativa in questa direzione nel 2013, in concomitanza con il restauro del tempietto marmoreo di Matteo Civitali che dal 1484 ospita il Volto Santo, eseguendo delle indagini non invasive sulla scultura (radiografie e analisi multispettrali) che hanno accertato la presenza di policromia sotto la coloritura bruna che ricopre la scultura (applicata in epoca imprecisata, ma comunque già presente nel Seicento) e che oggi appare lacunosa e precaria in più zone.

Attualmente, oltre agli esami al carbonio 14, l’Opera del Duomo di Lucca ha dato incarico all’Istituto di Fisica Applicata del CNR di Firenze di effettuare indagini sugli strati di colore presenti sulla superficie della scultura, di cui si aspettano i risultati.


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