Tagliato lo stipendio a chi lavora per le scuole

Un'altra lettera aperta del giovane Davide Spediacci che, questa volta, denuncia i tagli degli stipendi di alcuni dipendenti comunali

AULLA — A essere la protagonista di questa storia è Anonietta Gelormini sua madre, che dal 2000 lavora alle dipendenze del Comune facendo straordinari anche se non inseriti nel suo contratto ma che, da qualche mese, a causa dei tagli necessari per una nuova politica volta al risparmio, vede le sue ore diminuite con conseguenti ritocchi anche per quanto riguarda il suo stipendio. Ma la sua non è la condizione peggiore.

"Le sue modalità di assunzione - spiega Spediacci - sono particolari perché hanno forme contrattuali precarie: ogni anno il Comune indice una gara d'appalto per cooperative che dovranno occuparsi del sistema mensa. Determinata la cooperativa vincente questa assume 8 unità con un contratto stagionale che va da ottobre a maggio, cioè il periodo scolastico in cui è attiva la mensa. Da contratto mia madre è “addetta ai servizi complementari mensa” ma le sue mansioni vanno ben oltre il semplice servizio mensa."

"La sua giornata inizia alle ore 7 sul pulmino scolastico con il compito di assistere i bambini che ne usufruiscono. Arrivata a scuola si districa in cucina, nella mensa, nel magazzino e nelle aule; prepara il pasto insieme ai suoi colleghi che poi somministra ai bambini. Finito il servizio e le pulizie generali riparte per il viaggio a ritroso in pulmino con arrivo ad Aulla alle ore 16 e alle ore 17 nei giorni di rientro. Di certo il suo problema non sono i minuti in più regalati o le mansioni sottopagate perché questa donna è sempre stata una lavoratrice rispettata, disponibile e determinata nel lavoro e per questo ben voluta da colleghi, maestre, genitori e soprattutto dai suoi bambini."

"La sua rabbia e la sua delusione - continua amareggiato - nascono dal taglio netto delle ore settimanali da 28 a 19 con conseguente calo dello stipendio, ma la situazione di mia mamma è comunque migliore rispetto a quella delle sue colleghe che ora hanno pochissime ore settimanali: a volte è più il tempo di viaggio per andare al lavoro che il lavoro stesso. Ma questo risparmio collettivo sembra essere poco coerente in quanto non sfiora minimamente gli stipendi dei dirigenti che si portano a casa dai 70 agli 80mila euro con un costo totale sulla comunità di 300mila euro annui. Ma quello che fa più rabbia è la presa in giro che i dipendenti e i cittadini devono subire, visto che i dirigenti hanno diritto a dei premi grazie al lavoro svolto all'interno del Comune."

"Ma questo Comune - conclude Spediacci - è completamente privo di servizi e sempre più povero in ogni suo aspetto, quindi come è possibile che vengano premiati? Ancora una volta viene a galla la mancata meritocrazia che persone come mia madre subiscono. Il ruolo di queste donne è quello di far parte del sistema scolastico costituito da persone che ogni giorno dedicano tempo e amore per trasmettere, educare, istruire e soprattutto far crescere tutti i bambini come se fossero propri figli, quindi concludo dicendo che ogni decisione può avere, sia essa piccola o grande, una ricaduta sul sistema e sul tessuto sociale a fronte di interessi personali anziché della comunità."

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