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Attualità martedì 18 agosto 2015 ore 17:35

Musei, sui nuovi direttori la critica si spacca

Duri i giudizi sia degli "esclusi" Natali e Tartuferi che dello storico dell'arte Montanari. Ma arrivano gli applausi da Stefano Boeri e Nardella



FIRENZE — Dopo l'annuncio dei 20 nomi, di cui 7 stranieri, dei nuovi direttori dei musei statali più importanti del paese, sono scattate le reazioni di politici ed esperti.

Primi fra tutti gli ex direttori rimasti esclusi dalle nomine. Antonio Natali, che dal 2006 ad oggi ha guidato la Galleria degli Uffizi e si è riproposto senza successo per un secondo mandato, ha misurato le parole senza però nascondere la propria amarezza. "Un Paese che dice di voler cambiare non poteva permettersi di dire che restava il vecchio direttore - ha detto all'Ansa Natali, che secondo le agenzie non sarebbe stato nemmeno inserito nella terna presentata a Franceschini per guidare gli Uffizi - L'amarezza non è di ora, ma l'ho avuta quando ho capito quale era il copione". 

Ben più inviperito l'ex direttore della Galleria dell'Accademia, Angelo Tartuferi, che si  è scagliato contro i troppi stranieri presenti nella lista dei venti.

"E' l'ammissione di una sconfitta del nostro Paese" ha detto Tartuferi che ha risposto anche al ministro Franceschini secondo cui era necessario colmare un ritardo che esiste tra musei italiani ed internazionali. 

"Non so a cosa si riferisca il ministro - ha detto Tartuferi - questo è un mestiere che abbiamo inventato noi, anche se spesso lo dimentichiamo. Abbiamo inventato in Italia la tutela dei beni culturali e schiere di tedeschi sono venuti a studiarla da noi. Senza risentimento, ma mi pare che questi colleghi non siano idonei a colmare questo presunto vuoto".

Sulla stessa lunghezza d'onda l'ex soprintendente al Polo museale fiorentino, Cristina Acidini. "Credo - ha detto Acidini - che con queste nomine gli storici dell'arte che lavorano nei musei statali, professionisti di prestigio internazionale, siano stati molto sottostimati".

Ma insieme alle critiche sono arrivati gli applausi al percorso intrapreso da Franceschini per le nomine. Primo fra tutti quello del presidente della commissione Cultura in Senato Andrea Marcucci. "I direttori dei 20 grandi musei sono professionisti dal passaporto internazionale, scelti per merito ed esperienze - ha detto il senatore Pd -. Il ministro Franceschini ha realizzato un'operazione coraggiosa, che ha l'obiettivo di rimettere le nostre principali istituzioni culturali nelle condizioni di competere nel mondo".

Un giudizio cui fa eco quello dell'architetto Stefano Boeri, consulente alla Cultura del sindaco di Firenze, Dario Nardella. "Finalmente ossigeno di qualità internazionale nei Musei italiani - ha scritto su Facebook l'archistar milanese - . Bravo @dariofrance nella scelta dei nuovi Direttori, affidata finalmente ad una selezione meritocratica".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Nardella che ha augurato buon lavoro ai nuovi nominati e annunciato un incontro imminente con il neo direttore degli Uffizi, Eike Schmidt. Ma soprattutto ha plaudito alla modalità di selezione. "L'Italia - ha detto Nardella - da questo punto di vista si allinea ai criteri di selezione utilizzati dai più importanti paesi del mondo sostituendo la vecchia discrezionalità politica con una scelta meritocratica basata su professionalità ed esperienza internazionale".

Una lettura opposta infine è arrivata da Tomaso Montanari, storico dell'arte e duro oppositore delle scelte del Ministero dei beni culturali in materia di promozione e gestione del patrimonio culturale paesaggistico e architettonico del paese. "Sono molto perplesso - ha spiegato Montanari - vedo una sproporzione tra la qualità somma dei musei e i curricula dignitosi, in qualche caso anche buoni delle persone scelte, non vedo rivoluzioni nel segno della eccellenza, ho piuttosto l'impressione che il fatto di essere stranieri sia stato considerato un sostituto dell'eccellenza dando invece uno schiaffo all'amministrazione dei beni culturali".

La tesi principale è però un'altra: i direttori migliori secondo Montanari non avrebbero partecipato al bando per la selezione iniziale perché i musei sarebbero delle scatole vuote, non essendo realmente autonomi. "La medietà delle risposte arrivate per il bando - ha spiegato Montanari - significa forse che il prodotto offerto non era abbastanza appetibile, senza personale, senza una vera autonomia di bilancio e con il core business affidato ai concessionari".

"Prima - ha concluso lo storico dell'arte - bisognava rendere i musei funzionanti e poi cercare i direttori. Invece si è partiti dai generali senza l'esercito".


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