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Cronaca lunedì 22 giugno 2015 ore 13:31

Rapido 904, non solo mafia

La Corte di assise che ha assolto Totò Riina dall'accusa di essere il mandante ritiene che alla base della strage ci fosse un "coacervo di interessi"



FIRENZE — L'attentato del Rapido 904 avvenne il 23 dicembre 1964 e provocò 16 morti e 260 feriti. 

Secondo la Corte di Assise fiorentina, nella decisione, organizzazione ed esecuzione della strage "non può escludersi che abbia trovato coagulo un coacervo di interessi convergenti di diversa natura". Nella sentenza i giudici hanno sottolineato che nessuno dei pentiti ascoltati "ha avuto conoscenza che la strage fosse riconducibile a un mandato, istigazione o consenso di Riina".

Nella sentenza giudici ricordano che per la strage sono già stati condannati il cassiere della mafia, Pippo Calò, i suoi collaboratori Guido Cercola e Francesco Di Agostino, e un artificiere tedesco, Friedrich Schaudinn. Per la detenzione di esplosivo sono stati invece condannati l'ex parlamentare del Msi Massimo Abbatangelo e quattro camorristi: Giuseppe Missi, Giulio Pirozzi, Alfonso Galeota e Lucio Luongo.

 "Missi vantava spiccate simpatie neofasciste e coltivava progetti politico eversivi - scrivono i giudici - mentre i legami con esponenti della banda della Magliana già ponevano Calò come tramite tra il potere mafioso ed ambienti eversivi di destra". Quindi secondo i giudici Calò, considerato il maggiore responsabile della strage, intratteneva con un certo grado di autonomia delle relazioni collaterali alla mafia e questo, concludono i giudici, avvalora il dubbio che per la strage del Rapido 904 "non abbia avuto la necessità di avere impulso, autorizzazione o consenso di Riina".

"L'attentato del Rapido 904 indubbiamente giovava alla mafia - scrivono i giudici - ma non ne recava la tipica impronta: la strage colpì in maniera feroce e del tutto indiscriminata inermi cittadini secondo una logica squisitamente terroristica. L'evoluzione storica pare smentire qualsiasi linea di continuità strategica fra la strage del Rapido 904 e quelle mafiose del biennio 1992-1994, rivolte contro nemici di Cosa nostra, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, o contro i beni artistici, per dimostrare la vulnerabilità dello Stato e costringerlo a scendere a patti". 

Prima di parlare degli "interessi convergenti di diversa natura" che hanno "trovato coagulo" con l'attentato del Rapido 904,


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