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Attualità sabato 31 ottobre 2015 ore 12:12

Toscana terra d'affari per le mafie

La denuncia del procuratore Giuseppe Creazzo: "Appalti pubblici e ristorazione fanno gola". Il ministro Boschi: "Noi, in guerra contro la corruzione"



AREZZO — Sono passati 22 anni dalla strage di via dei Georgofili a Firenze ma il legame tra la Toscana e le mafie non si è mai dissolto. Anche qui come in molte parti d'Italia la criminalità organizzata non spara più, ma gli affari, quelli continua a farli come testimoniano le numerose inchieste condotte dalle procure toscane e le operazioni di polizia, guardia di finanza e carabinieri. 

Un'evidenza confermata dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo, attivo nella lotta alla mafia già da quando lavorava a Reggio Calabria. Il procuratore ha partecipato al seminario di studi "Legalità per lo sviluppo. La condivisione delle regole come fattore di crescita del territorio", organizzato dalla prefettura di Arezzo e cui ha preso parte anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi.

"Le sentenze - ha detto Creazzo - dimostrano come sia pure in maniera non completamente pervasiva ci siano state infiltrazioni soprattutto nel tessuto economico e sono stati fatti investimenti da parte delle mafie, come avviene normalmente nelle regioni ricche da parte delle organizzazioni criminali che godono di proventi illeciti in maniera notevole".

"Le mafie si occupano sostanzialmente e prevalentemente di accaparramento di appalti pubblici, esercizi commerciali, ristorazione e quant'altro - ha ricordato il procuratore - Il rischio è che l'afflusso di metodologie mafiose e capitali mafiosi possa espandere il cancro, come è stato nelle altre regioni, anche del nord. La Toscana deve tenere bene le antenne dritte e stare attenta. Il controllo sociale in Toscana è molto forte e perciò bisogna tenere desta l'attenzione".

Un appello fatto proprio dal ministro che, parlando con i cronisti ha sottolineato come il governo stia facendo la sua parte. "Il governo ha tenuto alta l'asticella contro la corruzione fin dall'inizio della sua nascita - ha detto Boschi -. Una battaglia forte e condivisa. Noi sappiamo che purtroppo la corruzione e l'illegalità sono forse la tassa più ingiusta per gli imprenditori perché lede la competitività delle imprese".

"E' un tratto - ha aggiunto - che più volte torna nel nostro Paese e con cui conviviamo da tempo. Per fortuna non ci siamo abituati ma ci scandalizziamo continuamente per certi fatti. Continuiamo nella nostra battaglia contro la corruzione. Condividiamo in questo senso le parole del presidente della Repubblica che ha detto che l'Italia non è un malato incurabile e che è giusto continuare la propria battaglia alla corruzione"


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