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Cronaca mercoledì 04 gennaio 2017 ore 14:25

La notte da incubo nella casa famiglia

La dinamica dell'aggressione di un giovane 18enne ai danni degli operatori sociali e dei carabinieri. Distacco della retina per un militare



PONTEDERA — Una notte d'inferno quella trascorsa dagli operatori della casa famiglia San Giuseppe. Un incubo in due atti, iniziato poco dopo le 23 e terminato con l'irruzione di carabinieri e polizia nei locali di via Colombo che ospitano un centro d'accoglienza per minori. Nel mezzo, una fuga e una violenta aggressione ai danni di due militari.

Il protagonista della drammatica vicenda è un giovane senegalese di 18 anni, da tempo ospite nella struttura ma senza alcun precedente. La sua è stata un'esplosione inaspettata e ha colto tutti di sorpresa: gli operatori ancora si interrogano sulle ragioni di un simile tracollo. "Da qualche giorno il 18enne dimostrava i sintomi di una depressione" spiega Emiliano Accardi, operatore della cooperativa Arnera che gestisce la struttura per l'autonomia di minorenni e neo-maggiorenni.

"La causa scatenante del malessere psico-fisico che l'ha travolto potrebbe risiedere nella perdita del lavoro - ipotizza Accardi. - Al ragazzo era stato da poco comunicato il mancato rinnovo del contratto come addetto alla sicurezza di un negozio di Pisa". Gli operatori hanno spiegato che il disagio del giovane è cresciuto in modo esponenziale. Ieri sera il suo atteggiamento è divenuto apertamente ostile. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri di Pontedera, gli operatori che hanno tentato di calmarlo sono stati aggrediti.

Uno di loro, Antonio Bernardini, è caduto dalle scale, procurandosi una contusione a un ginocchio. Il ragazzo l'avrebbe morso due volte prima della caduta. Per Emiliano Accardi le cose non sono andate meglio, la ferita al braccio, inferta con un cavatappi, ha comportato nove punti di sutura.

Alle 23,15 è quindi scattato il primo intervento dei carabinieri, avvertiti dal 118 dell'aggressione. Gli agenti della prima pattuglia sono riusciti a parlare con il ragazzo, ma lui ormai non ragionava: ha inveito contro di loro e si è gettato da un balcone compiendo un volo di alcuni metri, dandosi alla fuga.

Sono scattate le ricerche. L'episodio, in via Colombo, sembrava ormai concluso, quando una delle operatrici, udendo dei rumori, si è insospettita e ha avvertito nuovamente le autorità. La seconda chiamata al 112 è partita verso le 5 del mattino. Il giovane era infatti tornato per riprendere le sue cose. L'operatrice si è barricata in una delle stanze mettendo al sicuro gli ospiti della casa per minori.

Una seconda pattuglia dell'aliquota radiomobile lo ha trovato all'esterno della struttura. Lui ha inveito ancora contro i militari, intimando loro di andarsene, quindi è entrato nella casa famiglia passando dalla cucina e ne è uscito brandendo un coltello da bistecca. I militari hanno reagito sfoderando il manganello in dotazione ma lui ha sfilato l'arma è ha iniziato a colpirli anche con quello.

Ad entrambi i militari è stato diagnosticato un trauma non commotivo. Per uno di loro la prognosi è di 21 giorni, per l'altro di 15, ma quest'ultimo ha avuto la peggio, con un sospetto distacco della retina, una ferita lacero-contusa e un trauma al polso sinistro per una coltellata di striscio.

Dopo l'arrivo dei rinforzi il 18enne si è chiuso dentro una stanza. Gli agenti hanno dovuto sfondare la porta per raggiungerlo. Erano in otto (sei carabinieri e due poliziotti). Finalmente sono riusciti a bloccarlo. Il giovane è stato portato a Cisanello, dove è stato medicato, e poi condotto in carcere. Il pm che si occupa del caso è il dottor Gradoni

L'aggressore è accusato di reato continuato per lesioni personali dolose, per la rapina del manganello sottratto ai carabinieri e resistenza a pubblico ufficiale.

Da maggio 2015 la struttura di via Colombo ha ospitato sei ragazzi. Per gli operatori lo shock è doppio dal momento che le loro energie sono volte a migliorare la vita di chi si trova in condizioni di vita difficili. Il ragazzo proveniva da Ventimiglia. Il tribunale aveva chiesto la prosecuzione del sostegno.


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