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Attualità domenica 19 gennaio 2020 ore 07:15

La Bellaria e i cinesi (di forderponte)

Continua la rassegna dei quartieri e delle frazioni pontaderesi tra passato, presente e magari futuro, mentre ci si avvicina ai 30 mila abitanti



PONTEDERA — Ma c'è davvero aria buona alla Bellaria? Sì è no. Sì perché un leggero venticello caratterizza davvero quella zona a sud della città e della ferrovia. No perché il traffico moderno se lo ingoia un po', quel venticello. La Bellaria è il quartiere a sud della città e della ferrovia - il treno e la prima stazione arrivarono nel 1845 e fecero la fortuna di Pontedera ma col passar dei tempi diventarono insopportabili perché tagliavano in due la città finché vennero i sotto e soprapassaggi - dove tre secoli fa l'aria buona convinse i frati a realizzarvi un convento e Felice Lotti a impiantarvi un ricovero per vecchi e malati poi evoluto in ospedale. Un bell'ospedale (salvo le code infinite al pronto soccorso) che però strozza un po' l'intera zona portando però economia e commercio. Situazioni come questa sono all'ordine del giorno fra bene e male, ma qual' è il diritto e quale il rovescio della medaglia? 

Da oltre cinquant'anni Il quartiere della Bellaria ha anche sub quartiere, in origine il cosiddetto Sozzifanti (dal nome del proprietario di quella zona) ora Galimberti, antifascista cuneese, mentre la Bellaria è il quartiere soprattutto sanitario che ogni giorno muove migliaia e migliaia di persone con problemi di viabilità e parcheggi, ma soprattutto negli anni del fascismo e dopo lungo la bella via De Gasperi, via della Bianca e altri, diventò un quartiere per Vip. Insomma, per benestanti. Purtroppo (e per fortuna) le sirene delle ambulanze fanno il loro lavoro mentre fino a una trentina d'anni fa la Piaggio arrivava a un tiro di schioppo dell'ospedale, problema poi risolto con la trasformazione dell'ultimo tratto di via Rinaldo Piaggio in museo, biblioteca, università e altro ancora. Assai meno inquinanti. 

Nella puntata precedente abbiamo parlato del glorioso quartiere di Crémea, oggi spartito come nome ma pieno di negozi e parcheggi anche se, purtroppo, dovette subire l'impatto più grosso dei bombardamenti americani, evento ogni anno ricordato proprio il 19 gennaio. Il quartiere di Crèmea (Crimea) confinava e confina con l'Era la cui riva destra parallela a via Veneto dava sfogo a Forderponte. Ebbene: se la Crèmea suonava come luogo lontano, i crèmeini chiamavo cinesi quelli di là dal fiume. E da una riva all'altra i ragazzi si combattevano a sassate. Storie di tempi non lontanissimi mentre Forderponte è il quartiere che più si è sviluppato negli ultimi decenni riempiendosi di supermercati, cinema a 9 sale e teatro, mercato e fiera, ristoranti di tutto il mondo (o quasi), concessionari di auto e via a via. Fino al neonato mare di Pontedera, ovvero i laghi Braccini. In città qualcuno rimpiange invece il mercato sul Corso e i cinema non multisale, tutti chiusi. Ma non c'è niente da fare col progresso. 

Un tempo Forderponte confinava con la Maltagliata, ovvero tagliata male, la zona ormai urbanizzata mille anni fa passava l'Era dividendosi in mille rivoletti e creando una specie di padule per andare a buttarsi in Arno al ponte alla Navetta (che allora non c'era). Poi l'Era fu deviata per ragioni militari - proteggere la Pons ad Heram creata da Pisa nel 1200 - e ora sbocca in Arno a ridosso della città dove d'estate si ascolta musica e si beve un bicchierino, speriamo senza esagerare. Tutto cambia.

(Continua)


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