"Un primo passo lo abbiamo fatto col bando che ha promosso nuove forme di costruzione, che ha messo sul piatto 13 milioni di euro - ha spiegato la vicepresidente della Regione, Stefania Saccardi - Ma stiamo pensando ad altro. Ad esempio perché non utilizzare il patrimonio invenduto privato e trasformarlo in alloggi popolari? Ovviamente a determinate condizioni e con procedure di evidenza pubblica. Non trovo assolutamente logico – ha proseguito la vicepresidente - costruire ancora e consumare suolo quando ci sono tantissimi alloggi invenduti. In tal modo daremmo una mano, da una parte, a tante cooperative e società che non riescono a vendere e, dall'altra, risponderemmo in modo innovativo e più tempestivo al disagio di tante persone".
Un'idea che Saccardi, titolare anche delle deleghe al sociale e alla casa, ha lanciato da Firenze, in occasione della presentazione dei risultati del progetto Abitare Solidale, realizzato dall'associazione di volontariato Auser, con la supervisione del Cesvot e che ha attivato 93 coabitazioni a Firenze. Dal centro alla periferia, il co-housing si è rivelato un metodo efficace seppur non sufficiente per andare incontro ai bisogni di alcune categorie in difficoltà, anche a colpa della crisi, in particolare gli anziani.
Il sistema è semplice: Auser mette in contatto, dopo averli esaminati singolarmente, una persona bisognosa di un avere un tetto sopra la testa e un privato con una stanza libera a casa. Se i due dimostrano di avere esigenze in comune e si rivelano affiatati, viene firmato un contratto che specifica le esigenze dell'uno e dell'altro e la coabitazione può avere inizio.