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Affari in nero all'ombra del porto

La guardia di finanza labronica ha arrestato 3 persone e denunciato altre 3 per bancarotta fraudolenta, false fatture e per aver evaso 6,7 milioni

Al centro dell'indagine ci sono due società che contavano circa 30 dipendenti e si occupavano di ritirare dal porto di Livorno le autovetture in arrivo per poi consegnarle ad un'altra azienda, estranea all'indagine, che si occupava della distribuzione delle automobili ai concessionari su tutto il territorio nazionale.

Due società, con un giro d'affari di circa 2 milioni di euro l'anno, già fallite ma nonostante questo continuavano ad operare. In questo modo potevano offrire ai clienti, in concorrenza sleale, prezzi bassi e, allo stesso tempo, evitare di onorare le passività con l'erario: 6 milioni di euro circa.

Non solo. Secondo gli investigatori le due società avrebbero anche omesso la dichiarazione di ricavi per oltre 2,5 milioni di euro, evadendo così altri 700 mila euro. I dirigenti avrebbero anche emesso false fatture, per giustificare una sponsorizzazione da parte di un'associazione sportiva dilettantistica livornese, il cui rappresentante è stato denunciato. 

I finanzieri del nucleo di polizia tributaria di Livorno, sotto il coordinamento del sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica, Massimo Mannucci, hanno segnalato al gip del tribunale, Beatrice Dani, nel complesso, sei persone, cinque amministratori di fatto e di diritto delle citate due società e appunto il rappresentante della società sportiva.

Per tre persone il gip ha disposto gli arresti domiciliari. Le accuse a vario titolo sono utilizzo di false fatture, occultamento delle scritture contabili, omesso versamento di ritenute e presentazione delle dichiarazione dei redditi infedeli, simulazione di reato, bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale.