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Beni culturali, l'affondo di Paolucci sul governo

L'ex ministro all'attacco dopo le dimissioni della soprintendente Acidini: "La gestione del patrimonio artistico di Firenze? Ora è un'anatra zoppa"

Colpirne uno per educarne cento. Ci sarebbe questo, secondo il direttore dei musei Vaticani, ex ministro di beni culturali ed ex soprintendente del polo museale fiorentino Antonio Paolucci, alla base "dell'attuale linea politica del governo che sta liquidando, o costringendo ad auto liquidarsi, la generazione di tecnici che hanno guidato fino ad oggi le soprintendenze italiane".

Intervenendo all'inaugurazione del Salone del restauro di Firenze Paolucci ha preso spunto dalle dimissioni di Cristina Acidini da soprintendente al polo museale fiorentino. "Siamo di fronte a una congiuntura infausta - ha detto - Lavorando su Firenze, come l'attuale linea politica governativa sta facendo, disarticolando Firenze, si insegna qualcosa di politicamente efficace a tutti gli altri. E la gestione è ora un'anatra zoppa". Questo perché, ha aggiunto Paolucci, "Firenze è il laboratorio e la vetrina dei beni culturali italiani. Se qui il ministro ci mette in riga in questo modo, succederà altrettanto, in tempi brevi, altrove in Italia".

L'ex ministro ha quindi fatto i suoi "auguri al nostro povero patrimonio artistico " sostenendo che "a parte i musei, che in sé sono sicuri, tutto il resto è a rischio" per il ripetersi delle calamità naturali.

Parole che hanno suscitato le dure repliche dapprima del vicesindaco di Firenze Cristina Giachi, quindi dei senatori Pd Rosa Maria Di Giorgi e Andrea Marcucci. "Le polemiche del professor Paolucci sono i colpi di coda di un sistema che tarda a volersi rinnovare" ha detto Giachi. "Il sistema che l'ex ministro contesta - hanno fatto invece eco i due senatori - non penalizza ma anzi valorizza in modo particolare proprio Firenze".