Cronaca

Cadaveri nelle valigie, percosse brutali sulla donna

Lo ha svelato l'autopsia. I resti umani ritrovati lungo la Fipili potrebbero appartenere a due coniugi scomparsi nel 2015. Test del dna sulla figlia

E' stata percossa con violenza, procurandole numerose fratture, la donna i cui resti sono stati ritrovati ieri sera in una valigia, lanciata da un'auto in transito sulla Fipili in un terreno agricolo in prossimità del carcere di Sollicciano. La stessa area in cui la settimana scorsa sono stati rinvenuti altri due trolley  contenenti invece i resti di un uomo. Una vicenda raccapricciante i cui contorni si fanno di ora in ora meno sfumati, dopo che un tatuaggio su uno degli avambracci dell'uomo ha aperto una pista attendibile per l'identificazione delle vittime. Una traccia sottile che porta ai coniugi di origine albanese Shpetim e Teuta Pasho, rispettivamente 54 e 52 anni, scomparsi in Toscana nel 2015 (vedi qui sotto gli articoli collegati). La figlia Dorina, residente a Castelfiorentino, a suo tempo segnalò la sparizione dei genitori e ora è in attesa di essere convocata dai carabinieri per l'esame del dna, indispensabile per il riconoscimento dei corpi in avanzato stato di decomposizione.

Nel corso dell'autopsia eseguita sui resti della donna, il medico legale ha scoperto i segni di colpi brutali al volto e sulla testa, la frattura dell'osso ioide e di alcune costole. L'uomo invece, in base agli accertamenti autoptici, è morto per una coltellata alla gola.

Le indagini dunque proseguono come le ricerche nel campo dove sono state ritrovate le valigie: i due cadaveri non sono completi e non si esclude di ritrovare i resti mancanti nelle vicinanze, insieme ad altri elementi utili per ricostruire la dinamica e il movente dei delitti e soprattutto dare un volto e un nome all'assassino.

I due coniugi albanesi sono stati visti per l'ultima volta nel Novembre 2015. L'ultima persona ad avere un contatto con loro è stata la figlia Dorina con una telefonata. Poi, il silenzio. La coppia si trovava in Toscana per far visita a un altro figlio detenuto nel carcere di Sollicciano. Del caso si è occupata anche la trasmissione dei Rai3 "Chi l'ha visto".