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La sofferenza degli astici conservati nel ghiaccio

La Cassazione conferma la condanna a un ristoratore fiorentino. Gli astici non possono essere quindi tenuti al freddo nel ghiaccio con le chele legate

E' stato condannato dalla Cassazione per maltrattamento di animali il ristoratore di Campi Bisenzio, che teneva gli astici vivi nel ghiaccio con le chele legate.

Secondo la Cassazione non si può tenerli al freddo, nel ghiaccio, con le chele legate, ma vanno utilizzati metodi meno crudeli per custodirli in attesa di finire in pentola, vivi.

"Non può essere considerata come una consuetudine socialmente apprezzata", scrive la Cassazione, il detenere questa specie di animali "a temperature così rigide, tali da provocare sicure sofferenze" se ci sono "sistemi più costosi" per conservarli in maniera più rispettosa, come gli acquari; e "la consuetudine sociale di cucinare i crostacei quando sono ancora vivi non esclude che le modalità di detenzione degli animali possa costituire ''maltrattamenti''", perché se buttarli in pentola quando ancora si muovono può essere considerato lecito "in forza del riconoscimento dell'uso comune, le sofferenze causate dalla detenzione degli animali in attesa di essere cucinati non possono essere parimenti giustificate".

Non costituisce quindi reato cucinarli vivi perché in questo caso l'interesse umano prevale rispetto "all'interesse alla non-sofferenza dell''animale".