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Charlie Kirk, Polonia-Russia e proteste in Nepal

L'assassinio di Charlie Kirk e le sue conseguenze, lo spazio aereo polacco e i disordini nel tranquillo Nepal e nell'agitata Francia

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Charlie Kirk è stato ucciso

L’influencer, attivista e opinionista di destra Charlie Kirk è stato ucciso da una persona mentre si trovava, come suo solito, in un’università di fronte a centinaia di studenti e studentesse per un dibattito. Kirk, 31 anni, era uno dei volti più noti della galassia Maga o, comunque, della destra statunitense, con milioni di follower tra Instagram e X, soprattutto giovanissimi. La sua uccisione, oltre a essere l’ennesimo caso di cronaca nera legata all’uso delle armi negli Stati Uniti, verosimilmente avrà anche delle ripercussioni politiche non irrilevanti in un Paese già ampiamente polarizzato.

Kirk, come attività per la quale era più conosciuto, girava tra i vari campus universitari statunitensi ponendosi in confronto con studenti e studentesse, spesso in disaccordo con le sue tesi. Tutto è nato nel 2012 con la fondazione di un’associazione, Turning Point Usa, che tredici anni dopo è diventata una sorta di “giovanile” della destra statunitense. Le opinioni di Kirk sono note e pienamente reazionarie su temi che negli Stati Uniti sono da decenni molto divisivi: fede, aborto, immigrazione, diritti civili, comunità Lgbt e minoranze, tra i tanti. Kirk stesso non ne faceva un mistero: il suo obiettivo era quello di ispirare le giovani generazioni e spostarne il voto verso destra. E, in parte, ci era pure riuscito: alle elezioni presidenziali dello scorso novembre, Kamala Harris ha ottenuto 4 punti percentuali in più rispetto a Donald Trump per quanto riguarda l’elettorato più giovane, decisamente meno dei 25 punti percentuali di vantaggio di Joe Biden nel 2020. Che sia merito esclusivamente di Kirk, naturalmente, è tutto da dimostrare; ma che Kirk fosse riuscito a inserirsi in - se non ad anticipare - un trend in corso è innegabile.

Charlie Kirk [X Account]

Proprio a fronte di tutto ciò, la sua uccisione potrebbe innescare una serie di conseguenze rilevanti. L’assassinio di un elemento di spicco di un movimento che - ci piaccia o meno - ha un enorme seguito nel Paese, rende ancor più pericolosa la polarizzazione tra l’uno e l’altro fronte. Del resto, gli Stati Uniti hanno un rapporto molto peculiare con la violenza, che alle nostre latitudini fatichiamo a comprendere. Dai campus universitari si è già levato il grido degli studenti e delle studentesse conservatrici o comunque simpatizzanti di Kirk, intimoriti dalle possibili violenze nei loro confronti. Ma, allo stesso tempo, c’è chi sul fronte dello stesso Kirk non ha certo abbassato i toni: Trump ha accusato la “retorica della sinistra” di essere responsabile dell’omicidio, mentre diversi influencer di estrema destra - Alex Jones, Matt Boyle, Laura Loomer - hanno parlato di una guerra in corso e di conseguenze inevitabili. Così come la moglie di Kirk, Erika: “non avete idea dell’incendio che avete innescato in me; il pianto di questa vedova echeggerà nel mondo come un grido di battaglia”. È possibile, dunque, che dopo l’uccisione di Kirk, le cui opinioni erano senza alcun dubbio divisive, il vuoto venga riempito da personaggi ben più estremisti, assai meno disposti al dibattito. Rendendo ancor più complicata la convivenza tra schieramenti ormai radicalmente opposti.

Cos’è successo nello spazio aereo polacco (e nella Nato)

Tra martedì e mercoledì scorsi la Polonia ha abbattuto alcuni droni russi che avevano sconfinato nel suo spazio aereo per poter condurre un’operazione militare contro l’Ucraina occidentale. Oltre alle forze di difesa polacche, nell’abbattimento dei velivoli sono state attivate anche quelle della Nato, che stazionano regolarmente nel Paese. Secondo il presidente polacco Donald Tusk non si sarebbe trattato di un incidente o di una manovra sbagliata, ma di un atto deliberato da parte di Mosca. Anche per questo, ha poi affermato di aver chiesto l’attivazione dell’articolo 4 del Trattato Atlantico, che stabilisce come ciascun membro possa portare all’attenzione del Consiglio della Nato una questione che ne possa minacciare “l’integrità territoriale, l’indipendenza o la sicurezza”.

Ciò, dunque, non significa l’automatico intervento militare in soccorso di uno dei Paesi membri che venisse attaccato, stabilito dall’articolo 5. E, comunque, ormai da anni sottoposto a numerose interpretazioni che sembrano restringerne la portata. In ogni caso, nella giornata di venerdì si è tenuto d’urgenza il vertice della Nato a New York, che ha disposto un rafforzamento dei dispiegamenti delle forze armate dei Paesi membri proprio sul versante orientale della Polonia. I primi a prendere parte alla nuova missione saranno Danimarca, Francia e Germania, ma tutti gli altri saranno comunque coinvolti.

[GALLER(1)]

A seguito dell’abbattimento dei droni russi da parte della Polonia, il presidente Trump ha commentato con un post a dir poco enigmatico su Truth. “What’s with Russia violating Poland’s airspace with drones? Here we go!”, ha scritto. Quel che è invece comprensibile è che, dopo il vertice di Anchorage in Alaska, ormai un mese fa, i progressi per porre fine al conflitto in Ucraina sono ampiamente ridimensionati. Anzi: lo stesso Trump, prima del fatto, aveva già minacciato di adottare nuove sanzioni contro Mosca dopo i continui attacchi contro l’Ucraina. E l’ambasciatrice statunitense per la Nato, Dorothy Shea, nell’incontro di venerdì ha chiarito come gli Stati Uniti difenderanno “ogni metro quadrato di territorio della Nato”.

Rivolte in Francia, ma anche in Nepal

In questa settimana ci sono state grandi proteste in Francia, portate avanti dal movimento che si è dato il nome di “Bloquons tout” - “Blocchiamo tutto” - e che ricorda, almeno in parte, quello dei famosi “Gilet jaunes”, i “gilet gialli”. Ma, allo stesso tempo, ci sono state enormi manifestazioni in un Paese così lontano dalla cronaca internazionale come il Nepal, dove sono stati soprattutto i giovanissimi della Generazione Z a scendere in strada, arrivando sino a ottenere le dimissioni del primo ministro Khadga Prasad Sharma Oli e a dare alle fiamme diversi palazzi governativi.

Per quanto riguarda la Francia, le proteste arrivano dopo la caduta (annunciata) del governo presieduto da François Bayrou e la nomina di Sébastien Lecornu come suo successore. Oggetto delle contestazioni, invece, è la serie di tagli alla spesa pubblica che Bayrou aveva intenzione di effettuare e che, verosimilmente, cercherà di fare anche Lecornu. Del resto, il deficit di bilancio della Francia ha raggiunto i 168,6 miliardi di euro, pari al 5,8% del Pil nel 2024. Si tratta del deficit più grande del Paese dalla Seconda guerra mondiale e ben al di sopra del limite del 3% imposto dall'Eurozona.

Il parlamento nepalese in fiamme [X Account]

In Nepal, invece, le manifestazioni dei giovani e giovanissimi sono rivolte contro la corruzione della classe dirigente e contro il lusso in cui vivono molte delle famiglie benestanti e connesse alla vita politica del Paese, che non fanno niente per nascondere il proprio status. A far traboccare la goccia è stato poi il divieto imposto dal Governo sui social, che ha innescato l’incendio delle cosiddette “proteste della Gen Z”. A oggi, i nepalesi che sono scesi in piazza hanno costretto il primo ministro alle dimissioni e il presidente della Repubblica Ram Chandra Poudel a indire elezioni anticipate contro il parere dei partiti.

Il pezzo della settimana

La rabbia, nel dibattito politico statunitense, sta assumendo un ruolo sempre più importante. In un Paese dove i due principali schieramenti hanno ormai smesso di comunicare, non riconoscendo alcuna legittimità all’altro, il rischio è che l’omicidio di Charlie Kirk sia soltanto l’inizio di una spirale di violenza senza fine. Adam Wren e Holly Otterbein, su Politico, hanno riflettuto su come gli Stati Uniti possano finalmente superare questa fase, accantonando la violenza per tornare a fare politica. Si legge qui.

La canzone della settimana

A seguito delle indagini sull’omicidio di Charlie Kirk è stato fermato un uomo di 22 anni, ancor più giovane della vittima. I Gorillaz canterebbero “Kids with guns”.