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Concordia, verso la sentenza. E Schettino piange

Giudici riuniti in camera di consiglio dopo l'ultima dichiarazione spontanea dell'ex comandante: "Quella notte sono morto un po' anche io"

Dopo decine di udienze, mesi di perizie e testimonianze, a poco più di tre anni dal naufragio della Costa Concordia, il processo contro Francesco Schettino vedrà oggi, o al massimo domani, la sua prima conclusione.

I giudici si sono infatti riuniti in camera di consiglio intorno all'ora di pranzo e dovranno decidere sulla condanna o meno dell'ex comandante per cui la procura di Grosseto ha chiesto 26 anni di carcere.

L'ultima udienza si è chiusa stamani con la dichiarazione spontanea proprio di Schettino. Che, a un certo punto, non è riuscito a trattenere le lacrime ed ha iniziato a piangere interrompendo il suo intervento. "Non è vero che non ho chiesto scusa, ma il dolore non va esibito per strumentalizzarlo - ha detto - Quello che non è stato detto è che quel 13 gennaio sono morto in parte anche io e dal 16 gennaio la mia testa è stata offerta con la convinzione errata di salvare interessi economici".

Si dice vittima finita nel "tritacarne mediatico" con l'obiettivo di accusare soltanto lui. "Ho ascoltato frasi lesive della dignità umana per avvalorare la tesi di un uomo da condannare in linea con le logiche utilitaristiche che ormai a tutti sono chiare". Poi, quando ha iniziato a parlare di "momenti di dolore che ho condiviso coi naufraghi a casa mia" si è messo a piangere riuscendo solo ad aggiungere: "Non volevo questo". Ed ha interrotto il suo intervento.