Cronaca

Consip, Scafarto ricorre in Cassazione

Il carabiniere del Noe accusato di falso e rivelazione di segreto chiede di trasferire l'inchiesta che lo riguarda da Roma a Napoli o a Firenze

I pm della procura di Napoli gli hanno risposto picche e allora il capitano del Noe Giampaolo Scafarto, accusato di falso e rivelazione di segreto d'ufficio nell'ambito della complicatissima inchiesta sugli appalti della Consip, la centrale acquisti dello Stato, ha presentato tramite i suoi difensori ricorso in Cassazione.

Nel ricorso gli avvocati di Scafarto chiedono che il fascicolo che riguarda il loro assistito venga gestito non più dalla procura di Roma ma da quella di Napoli, per la quale Scafarto lavora, oppure da quella di Firenze, per la quale Scafarto ha lavorato in passato. 

Il capitano Scafarto ha indagato per mesi sugli appalti della Consip e oggi è accusato di aver inserito alcune notizie non corrispodenti al vero nelle informative predisposte per i pm di Roma e di Napoli titolari dell'inchiesta. Fra queste una frase attribuita in modo erroneo ad uno dei protagonisti delle indagini, l'imprenditore napoletano Alfredo Romeo (in attesa del processo per corruzione), aggravando così la posizione di un altro indagato molto noto, Tiziano Renzi, padre dell'ex segretario del Pd Matteo. Renzi senior è accusato di traffico di influenze illecite (vedi qui sotto gli articoli collegati).

Scafarto è indagato anche per aver trasmesso alcune informazioni relative alle indagini sulla Consip ad alcuni ex colleghi del Noe trasferiti ai servizi segreti, fra cui Sergio De Caprio, il leggendario Ultimo che arrestò il boss mafioso Totò Riina. Per porre fine alle polemiche e alle strumentalizzazioni, De Caprio e gli altri colleghi ex Noe hanno recentemente chiesto di rientrare nelle fila delll'Arma (vedi articoli collegati).