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Direttiva Bolkestein, Italia con le mani legate

Le imprese balneari chiedono una proroga nell'obbligo di mettere all'asta le concessioni. Ma due ricorsi al Tar impediscono modifiche alla norma

Nel 2006 le 900 aziende balneari della Toscana, così come le 40 mila che insistono sull'Italia, investivano 25mila euro l'anno ciascuna. Oggi quella cifra si è più che dimezzata. Colpa dell'incertezza derivante dalla direttiva europea Bolkestein, che liberalizza le concessioni balneari e prevede di ricorrere a gare pubbliche per affidare i lotti delle spiagge.
Una norma che compie 9 anni e che ha determinato per ora il blocco degli investimenti degli imprenditori balneari e la chiusura del 40% delle imprese dell'indotto. La Confsercenti toscana nel tentativo di arginare la moria di aziende, ha iniziato una serie di incontri con i parlamentari europei, primo fra tutti Nicola Danti del gruppo dei socialisti europei, per vedere se ci sono margini di modifica della direttiva. 

L'idea, condivisa da Governo e commissione è quella di dare il via alle gare per le nuove concessioni ma prevedere una proroga anche di 70 anni per chi ha già uno stabilimento.
Il compromesso non dispiace a Bruxelles ma è stato bloccato da due ricorsi al Tar in Sardegna e Lombardia. 

A questo punto l'unica alternativa è aspettare l'esame che l'Unione europea effettuerà sull'efficacia della direttiva nel 2016, a 10 anni dalla sua introduzione. Se si riuscirà a far emergere criticità pesante si potrà sperare in un ammorbidimento di alcune prescrizioni.