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Un distretto rurale per la castagna toscana

Lo strumento di valorizzazione della castanicoltura costituito in Toscana è il secondo in Italia dopo quello campano. Passo avanti per gli operatori

Nasce in Toscana, secondo in Italia dopo quello campano, il Distretto rurale castanicolo toscano: l'accordo che unisce istituzioni e operatori del settore è stato firmato ieri a Firenze, nella sede della presidenza della Regione Toscana, dopo un percorso di condivisione durato tre anni.

Il territorio del distretto è stato individuato sulla base dell’Inventario forestale toscano, integrato con i dati del sistema informativo Artea e ricomprende il territorio di 173 comuni distribuiti su tutta la regione. Di questi, il 98% della superficie castanicola del distretto ricade nel territorio della Toscana diffusa.

Obiettivo: rilanciare un settore cruciale per la produzione e l’economia rurale nonché per esaltare l'identità, la tradizione il paesaggio delle aree fragili della Toscana, contrastando lo spopolamento e promuovendo uno sviluppo sostenibile nell'ottica della Toscana diffusa cara alla giunta regionale e al suo presidente Eugenio Giani.

Lo strumento mira infatti a tradurre in azioni concrete la volontà di sostenere le aree rurali e montane, contrastare lo spopolamento, valorizzare il paesaggio e promuovere uno sviluppo equilibrato e sostenibile, radicato nell’identità e nelle specificità dei nostri territori. "Sarà un luogo di governance partecipata, capace di unire istituzioni, imprese e comunità locali per rafforzare le filiere produttive, recuperare castagneti abbandonati, incentivare innovazione e competitività e, al tempo stesso, custodire il patrimonio storico, culturale e ambientale che la castanicoltura rappresenta per la Toscana", spiega una nota della Regione.

La vicepresidente e assessora regionale all’agricoltura Stefania Saccardi ha sottolineato come la nascita del Distretto castanicoltura toscano rappresenti un passo fondamentale per il futuro di un comparto che, in Toscana, non ha solo un valore economico, ma anche storico, culturale, ambientale e identitario

La castanicoltura in Toscana

La Toscana è la seconda regione italiana (dopo la Campania) per importanza dei castagneti da frutto, con il 18% delle aziende e il 20% delle superfici nazionali.

Vanta 5 denominazioni tutelate:

A queste si aggiungono 17 prodotti agroalimentari tradizionali (Pat) a base di castagne e marroni.

Uno strumento che unisce le energie

Il Distretto nasce da un percorso partecipativo promosso da Anci Toscana, che ha saputo raccogliere esigenze, proposte e prospettive di tutti i soggetti coinvolti. La cerimonia di firma ha visto la partecipazione della vicepresidente e assessora all’agricoltura della Regione insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni castanicole, delle organizzazioni agricole e del mondo cooperativo, e di tanti soggetti pubblici e privati che hanno aderito o aderiranno al nuovo organismo.

Anci Toscana è stata individuata come soggetto referente, con il supporto operativo dei Gal (Gruppi di azione locali) quale una scelta che valorizza l'ascolto delle realtà locali.

L'assemblea di distretto sarà la più ampia e inclusiva possibile, rappresentando tutti i territori e gli attori della castanicoltura, per essere dialogante e propositiva. Chiunque condivida obiettivi e finalità del distretto potrà aderire, nei tempi e modi disciplinati dall’accordo di distretto e dal progetto economico territoriale che Anci col supporto dei Gal sta realizzando.

Una volta predisposto il progetto economico territoriale, il soggetto referente del distretto invierà la documentazione alla Regione Toscana che provvederà a riconoscere il distretto e a iscriverlo nel registro nazionale dei distretti del cibo.