Arte

Doppio restauro alla Galleria dell'Accademia

Il direttore Tartuferi ha presentato il recupero di due dipinti quattrocenteschi, il primo del Ghirlandaio e il secondo di Arcangelo del Sellaio

Il restauro dell'opera di Domenico Ghirlandaio ''Santo Stefano, Giacomo maggiore e Pietro'' è stato realizzato da Muriel Vervat e reso possibile dal comitato organizzativo della mostra ''Arte a Firenze da Botticelli a Bronzino'' che si svolgerà al Metropolitan Museum of Art di Tokyo dall'11 ottobre al 14 dicembre. Tartuferi lo ha definito un ''capolavoro della fase estrema del'artista''. 

Il dipinto proviene dalla chiesa di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi, in Borgo Pinti, e fu commissionato da Stefano di Pietro di Jacopo Boni per la sua cappella costruita nel 1493, la quarta sulla destra entrando nell’edificio: i santi raffigurati richiamano i nomi del committente, del padre Pietro e del nonno Jacopo. Il primo restauro documentato risale al 1865, quando l’opera venne trasferita alla Galleria degli Uffizi. I documenti riportano la notizia della rimozione di una pesante ridipintura, che aveva trasformato santo Stefano in un san Girolamo. Il lavoro di Vervat è risultato complesso perché il colore originale era reso opaco da uno strato compatto di colla e vernice fortemente invecchiato, che aveva assunto una colorazione grigio scuro. Dopo la pulitura e il consolidamento del colore si sono ristuccate le parti mancanti con stucco di gesso e colla animale. Si è quindi proceduto a una prima verniciatura a pennello con vernice mastice sciolta in trementina. Le rifiniture e le piccole reintegrazioni sono state realizzate con colori a vernice e, a lavoro concluso, si è effettuata una seconda verniciatura con la stessa vernice nebulizzata.

L'intervento sulla ''Pietà, i santi Giacomo, Michele Arcangelo e Maria Maddalena'' di Arcangelo di Jacopo del Sellaio è stato invece curato da Manola Bernini. In questo caso il restauro è stato finanziato con fondi ministeriali.

La tavola proviene dalla chiesa di San Jacopo Soprarno o de’ Barbetti, dove ornava in origine la cappella di San Francesco, il patrono della famiglia Ermini, fondata nel 1491 e nel 1498 risulta già edificata e officiata.Il dipinto, che presenta i santi patroni degli stretti congiunti del committente (Jacopo, Francesco e Michele), rivela la mano di Arcangelo del Sellaio, figlio del più noto Jacopo, presso il quale verosimilmente svolse il suo tirocinio e del quale seguì le orme stilistiche. Il dipinto non aveva evidenti problemi conservativi dello strato pittorico: si è deciso perciò di conservare questo intervento in modo da non modificare l’equilibrio ottenuto dal supporto. Dopo la pulitura sono emerse zone maggiormente danneggiate, già evidenziate da un’osservazione ai raggi infrarossi. Le integrazioni delle lacune sono state eseguite a velature nel caso di quelle più contenute e col metodo della selezione nella parte bassa, dov’erano quelle più estese.