Attualità

Alla Chiusa crolla un tratto di muro ottocentesco

Italia Nostra fa appello al Comune di Portoferraio affinché si confronti con i cambiamenti climatici e attivi le procedure regionali previste

Complice l'avanzamento del mare, complici le abbondanti piogge ieri sera è crollata una parte di un muro ottocentesco nella zona della Chiusa, nel Comune di Portoferraio. Nel 2017 era crollata un'altra parte di muro nella stessa zona (leggi qui l'articolo).

"Un secondo disastro, annunciato e anticipato da segnalazioni, - si legge sulla pagina Facebook di Italia Nostra Arcipelago toscano - articoli, foto è alla fine accaduto. Alla fine della spiaggia, nella Rada di Portoferraio, che da Magazzini va alla Punta del Predicaio costeggiando il muro ottocentesco di cinta della tenuta storica La Chiusa, il crollo di una trentina di metri di pietre, muro e fondamenta ha ieri sera avvertito i residenti del piccolo borgo con un boato. Una protezione a mare della famiglia Foresi, di decenni fa, era da tempo scomparsa".

"L’abbondanza di posidonia spiaggiata e di rifiuti sparpagliati, le voragini aperte sulla spiaggia e la precarietà crescente delle secolari tamerici lungo tutto il sentiero - prosegue Italia Nostra - testimoniano che le onde hanno in realtà sbattuto con forza fin dal parcheggio comunale e il mare è arrivato fino agli appartamenti della stessa Chiusa. Le foto sono il documento più efficace per dimostrare la situazione. Con il molo della Darsena Medicea alla Porta a Terra già sotto o al pelo dell’acqua ogni volta che arriva una perturbazione, un pezzo dopo l’altro sta scomparendo il litorale portoferraiese, da San Giovanni fino a Bagnaia".

"L’emergenza, a cui l'amministrazione precedente del Comune di Portoferraio si era confrontata in maniera finora incompleta, - sottolinea Italia Nostra - richiederebbe un sincero interessamento, anche a fronte dei reali finanziamenti che la Regione Toscana mette a disposizione per progetti operativi. Quale sia il danno per la zona, per i residenti e i visitatori, all’ambiente, alla cultura, a proposte e itinerari in corso tuttora in attesa di attenzione istituzionale, all’economia agricola, turistica e imprenditoriale, niente ormai è più come prima. Per progettare interventi, serve ormai affrontare in maniera responsabile le conseguenze del cambiamento climatico che, inesorabile, coinvolgono profondamente la nostra vita. La Rada siamo noi, è la nostra ricchezza, la nostra vita".