Attualità

La notte al freddo dei senza lavoro

Decine di persone costrette a dormire sugli scalini del centro per l'impiego per poter accedere al sussidio di disoccupazione

Commessa, cameriera, bagnino, addetta alle pulizie, barman. C'è tutto l'inventario dei lavori stagionali elbani seduto sui gradoni davanti ai cancelli chiusi del centro per l'impiego di Portoferraio.

Giovani, anziani, italiani e stranieri tutti accomunati dall'essere ex: non più lavoratori e non ancora disoccupati, sospesi nel limbo in attesa che lo Stato riconosca la loro condizione di disoccupati. Un'attesa che loro passeranno svegli, tutta la notte per poter essere domani mattina fra quei pochi che riusciranno ad accedere allo sportello e portare a terminare la propria pratica.

Una situazione che si è andata aggravando fin dalla giornata di lunedì e che ieri mattina ha raggiunto apici preoccupanti di tensione al punto da richiedere l'intervento delle forze dell'ordine per sedare gli animi. Colpa di liste di attesa non coincidenti: nella disorganizzazione statale infatti, alcuni volenterosi si sono autoregolati registrando l'ordine degli arrivi e gli accavallamenti dei turni hanno fatto il resto.

Con la notte è calata anche la tensione e sui gradini di via Victor Hugo si respira quasi aria di festa, una giovialità che serve a tirar mattina. C'è chi si è portato il libro, come Raisa che puliva le camere a Porto Azzurro, chi si è armato con i panini come Consuelo che accompagna la figlia Angelica, chi i viveri se li fa portare dalla figlia, chi si è munito di sacco a pelo come Chiara che ha da poco terminato la stagione a Marciana Marina.

Le cronache delle loro giornate sono molto simili: "Sono venuta questa mattina alle 5 e già c'erano 107 persone segnate prima di me - commenta Consuelo - siamo andate via e non siamo più tornate fino ad ora". Stessa storia per gli altri: una giornata passata a fare avanti e indietro per capire se c'era la speranza di farcela.

Nella giornata di ieri, l'unica che ha fatto registrare l'apertura pomeridiana degli uffici (negli altri giorni l'orario di apertura al pubblico si ferma alle tre ore della mattina), sono state compilate 95 domande.

I motivi della ressa sono sostanzialmente due: "Ci sono solo 15 giorni per fare la domanda - ci spiega Tommaso - passati i quali ti decurtano il sussidio che già non è alto (la minima è di 450 euro, ndr) quindi ognuno vuole fare in tempo. Poi dobbiamo venire qui di persona a firmare il patto di servizio perchè non ci è permesso usare la firma digitale come succede in altre regioni dove la procedura è interamente on line".

"Quello che ci fa infuriare - conclude - è il fatto che siamo abbandonati. Poche ore di apertura, poco personale nell'ufficio e nessuna organizzazione per gestire una massa di persone che era prevedibile. Questi poi sono solo i contratti terminati a fine settembre, fra poco ci saranno quelli di metà ottobre e la situazione continuerà a essere questa".

Una notte al freddo per una firma, una storia medievale nell'Italia digitale.