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"Alterato per anni il mercato dei farmaci"

Durissima requisitoria del pm che conduce l'accusa nel processo contro i vertici di Menarini: "Uno dei più grandi imbrogli mai commessi in Italia"

Le accuse mosse dalla procura fiorentina a Lucia e Giovanni Aleotti, figli del patron dell'azienda farmaceutica Alberto morto nel 2014, e a Massimiliana Landini, moglie di Giovanni, sono evasione fiscale, riciclaggio e corruzione.

 Accuse pesanti, i cui indizi sono stati messi in fila dal pm Ettore Squillace Greco nel corso della sua requisitoria, a partire da quanto scoperto dagli investigatori. "Un miliardo e 200 milioni di euro al nero - ha detto il pm -, la contabilità occulta e parallela a Lugano e poi, quando si è scoperti, il pagamento, per impedire il commissariamento, di quasi 400 milioni di euro".

"Questo processo - ha tuonato l'accusa in aula - si occupa del grande affare, il grande imbroglio, un misto di corruzione e di truffa, una delle frodi più grandi che siano state commesse nel nostro Paese, un imbroglio che per anni ha alterato il mercato dei farmaci".

"Tutto comincia negli anni Ottanta - ha ricostruito il pm - quando Aleotti paga Poggiolini e gli altri funzionari che determinavano il prezzo dei farmaci, che così non guardavano nemmeno le carte".

In quegli anni le grandi multinazionali del farmaco facevano a gara, secondo il pm, per fare affari con Aleotti. "Lui - ha spiegato - riusciva a ottenere per i farmaci, su questo mercato, prezzi nettamente più alti rispetto a quelli che sarebbero riusciti a spuntare loro"