Monitor Consiglio

La sentenza Macchiarini conferma la superficialità di azione della Regione

"In Toscana ancora non c’è mai stata la revisione di alcuni suoi interventi”

Andrea Ulmi

“La sentenza della Corte Suprema Svedese che condanna definitivamente il chirurgo viareggino Paolo Macchiarini conferma la superficialità con cui a suo tempo operò la Regione Toscana, nella figura in particolare dell’allora assessore alla sanità, e poi Governatore, Enrico Rossi. Superficialità che è proseguita poi nei commenti sempre tiepidi alle sentenze da parte dei vertici regionali, a partire dal Governatore Giani, ma anche da parte della maggioranza in Consiglio Regionale che ha bocciato pochi mesi fa una mia mozione per evitare che qui si verificassero nuovi casi Macchiarini”. Così il consigliere regionale della Lega e vicepresidente della Commissione Sanità Andrea Ulmi dopo la condanna in Svezia a due anni e mezzo di carcere per il chirurgo, accusato di violenza aggravata per il trapianto di tre trachee senza una giustificazione clinica. 

“La superficialità che si registra in Toscana - prosegue Ulmi - è dovuta anche al fatto che qui non si è mai avuta una revisione clinica su quattro dei cinque trapianti di trachea, con il quinto che, inserito successivamente in una sperimentazione, fu giudicato fallimentare. Sono convinto che questo fosse un passaggio quantomeno necessario”. 

Ulmi fa anche un parallelo tra la Toscana e la Svezia. “Mentre in Svezia il caso Macchiarini ha comportato le dimissioni in blocco dei vertici del Karolinska Institutet, lo stesso che assegna il premio Nobel - ricorda il consigliere della Lega - In Italia tutto è passato sotto traccia, se non per alcuni articoli di stampa che hanno dato risalto al caso”. 

Il vicepresidente della commissione sanità riconosce però ai medici i dubbi sollevati. “Solo i medici della commissione che avrebbe dovuto conferire la posizione di professore ordinario a Macchiarini - ricorda Ulmi - si opposero e lo fecero mentre il chirurgo era considerato un luminare. In questo caso i dubbi e le perplessità degli accademici erano fondati e sono rimasti inascoltati. Viste come sono andate le cose una riflessione avrebbe dovuto aprirla e la Regione avrebbe dovuto fare ‘mea culpa’. Purtroppo invece si è proseguito nel minimizzare bocciando anche la mia mozione che chiedeva in maniera netta che non ci fossero mai più ‘casi Macchiarini’ in Toscana. Il che vuol dire che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire e che le nomine monocratiche della politica sono un danno per questa sanità malata, dove la meritocrazia molto spesso viene sacrificata di fronte a queste scelte”.