Si è tenuto il confronto tra tre candidati alla presidenza della Regione e organizzato dall'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Firenze, in sinergia con l'Ordine della provincia pisana. Due ore di confronto per Eugenio Giani, Alessandro Tomasi e Antonella Bundu, con un grande tema: la sanità pubblica.
"La sanità pubblica è un bene e va difesa con forza. Non si tratta di sminuire la sanità privata, ci mancherebbe altro- ha detto Pietro Dattolo, presidente dell'Ordine fiorentino - ma il sistema deve funzionare in maniera complementare. Non possiamo pensare che qualcuno non si possa curare perché non ha i soldi per farlo".
Gli spunti sono stati molti: dall’utilizzo delle Case della Salute e del ruolo che possono avere nella medicina territoriale, al tema dei pronto soccorso, sempre più affollati soprattutto nei picchi influenzali e con personale insufficiente. Si è parlato anche di cronicità e di presa in carico dei pazienti, ma anche di sicurezza negli ospedali e negli ambulatori.
"Siamo la Regione che mette più fondi propri sulla sanità - ha rivendicato Giani - lo Stato è passato dal 7% del Pil dedicato alla salute nel 2021, al 6,3% in tre anni. Se arriviamo a metterci 500 milioni come Regione è proprio perché cerchiamo di andare a compensare questa situazione".
"Basta con la stagione del chiedere più soldi - ha incalzato invece Tomasi - nel 2011 il fondo sanitario era di 115 miliardi di euro, oggi è di 136 miliardi. I soldi ci sono, vanno gestiti perché non ce ne saranno di più, di risorse".
"Si sta andando verso un maggiore incentivo verso la privatizzazione - ha detto quindi Bundu - perché a livello nazionale la spesa per la sanità è il 6,3% del Pil, ed è chiaro che il 6,3% del Pil non è sufficiente. Pensiamo però che per quegli 8,1 miliardi di Pil dipende anche da come vengono utilizzati".
Naturalmente, vista l'innovazione legislativa che ha fatto della Toscana la prima Regione ad aver approvato una legge che disciplina le modalità organizzative per l'accesso al suicidio medicalmente assistito, il tema del fine vita non è mancato. "La Regione Sardegna ha seguito il nostro esempio: è un intervento che è stato utile in attesa che a livello nazionale possa arrivare una legge - ha affermato Giani - ci sono dei momenti in cui la società civile è più avanti della politica".
"Sono a favore della legge sul fine vita - ha detto Bundu - pensiamo che sia importante, pensiamo che da troppo tempo questo tema sia stato lasciato a sentenze del tribunale".
"Occorre una legge nazionale nel più breve tempo possibile per dare omogeneità, anche per evitare le fughe in avanti di alcune Regioni rispetto ad altre che creerebbero disparità tra i cittadini - ha concluso Tomasi - mi auguro che si possa tenere il tema fuori dal dibattito e dalla discussione di mera contrapposizione tra centrodestra e centrosinistra. Spero che in Parlamento ognuno possa rispondere non solo al partito, ma alla propria coscienza. Però, contestualmente, l'impegno dovrebbe essere anche quello di aumentare le cure palliative: i posti hospice sono ancora insufficienti".