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Sciopero fiscale per 50.000 imprese toscane

Gli imprenditori del terziario verso la protesta: non pagheranno più tasse e imposte. L'annuncio della presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini

Sono cinquantamila le imprese toscane che si avviano verso lo sciopero fiscale cioè non pagheranno più tasse e imposte. Ad annunciarlo la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini che ha scritto al presidente della confederazione nazionale del terziario Carlo Sangalli. 

Prima dell’era Covid, solo in Toscana le imprese di commercio, turismo e servizi (214mila sul totale di oltre 410mila) garantivano il 75% del Pil (77 miliardi di euro) e il 64% dell’occupazione con 718mila lavoratori impiegati (dati Format Research per Confcommercio Toscana). In dieci anni, dal 2010 al 2019, erano cresciute nel complesso del +4%, contro le performance negative di agricoltura e industria. Poi, nel 2020, il brusco stop imposto dalla pandemia, che già ha portato i consumi indietro di trenta anni (in Toscana si sono perduti 2.700 euro a testa, secondo le stime Confcommercio) e che ora rischia di compromettere l’esistenza di un intero sistema imprenditoriale.

Per Confcommercio quella dello sciopero fiscale è una protesta alla quale la categoria si sente costretta “le nostre aziende non hanno più risorse e preferiamo continuare a pagare prioritariamente dipendenti e fornitori rispetto ad uno Stato che non comprende, anzi calpesta, le nostre ragioni di esistere”, ha spiegato la presidente Anna Lapini.

"Una ribellione pacifica e silenziosa contro un sistema statale che continua a trattare le imprese e i professionisti come bancomat, senza tutela né rispetto", scrive Confcommercio.

Secondo l'associazione di categoria, "la situazione ha evidenti risvolti paradossali: mentre ci si prospettano ristori”spesso irrisori, non si è ritenuto neanche di concederci la sospensione della contribuzione fiscale, non considerando che non lavorando, e quindi non incassando, non abbiamo risorse per far fronte a questi impegni”.

“Mentre l’evasore fiscale è un ladro della collettività e come tale va condannato, chi protesta contro l’iniquità dello Stato adottando uno strumento legittimo come lo sciopero fiscale compie un atto ben diverso e ben più condivisibile anche da un punto di vista sociale”. Il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni ci tiene a sottolineare l’assoluta liceità dell’iniziativa che coinvolgerà 50mila imprese toscane del terziario.

“Certamente non si potranno sottrarre al pagamento delle ritenute né a quello dell’imposta Iva (anche se tanti imprenditori, avendo merce acquistata ma ancora invenduta in negozi e magazzini, di fatto sono a credito), ma neppure, nel caso di quei pochi alberghi che hanno lavorato, dell’imposta di soggiorno, perché si tratta di un credito che l’azienda riscuote per conto del proprio Comune”, chiarisce Marinoni. “Possono però dichiarare lo sciopero fiscale per una lunga serie di altre tasse e imposte, da Irap e Ires a Imu, bollo auto e tassa sugli immobili”.

I legali ai quali si è rivolta Confcommercio Toscana hanno così elencato le tasse e imposte che possono essere oggetto di “sciopero fiscale”, avvertendo però che l’ente creditore del tributo non riscosso potrà comunque pretenderne il pagamento e comminare le relative sanzioni: