Attualità

Codice Rosa e sostegno psicologico

La giunta ha destinato 70mila euro per un progetto sperimentale nell'asl centrale di tutela e assistenza sociale alle donne vittime di violenza

Il progetto Codice Rosa, nato su iniziativa dell'asl di Grosseto nel 2010 e divenuto progetto regionale nel 2012, dal 2014 è diffuso in tutte le province della Toscana.

Ora però la Regione ha deciso di potenziarlo affiancando il percorso riservato all'interno dei pronto soccorso alle donne vittime di violenza a un sostegno e un'assistenza sociale e psicologica dopo le dimissioni.

L'ultima giunta ha infatti destinato 70mila euro alla formazione del personale sanitario che opera nell'assistenza, cura e tutela delle persone vittime di violenza nell'ambito del progetto Codice Rosa.

La sperimentazione è partita da Empoli e ora verrà estesa a tutta la Toscana centrale.

"A partire dalla positiva esperienza della Asl di Empoli - ha sottolineato l'assessore alla Salute Stefania Saccardi - abbiamo voluto potenziare il progetto del Codice Rosa, avviando questa sperimentazione della durata di un anno sul territorio dell'intera Asl Toscana Centro. Attiveremo un servizio di secondo livello per l'emergenza urgenza sociale: un pronto intervento sociale e psicologico, rivolto specificamente a bambini e adolescenti, adulti, donne in particolare, diversamente abili e anziani, assicurando il raccordo tra le aziende sanitarie, i Comuni, le Società della Salute, per garantire la continuità della presa in carico, sviluppando e migliorando la funzione di raccordo tra i servizi socio-sanitari".

"Ricordiamo che il Codice Rosa è stato pensato e sperimentato in Toscana, e ha dato ottimi frutti - ha aggiunto la vicepresidente della Regione, Monica Barni - Il fatto che oggi venga esteso a tutto il Paese, al di là delle polemiche che hanno accompagnato l'approvazione del relativo emendamento in Legge di Stabilità, è un grande successo per le politiche regionali sulle pari opportunità e sul contrasto alla violenza e rappresenta un passo in avanti straordinariamente importante. Si attribuisce infatti allo Stato la responsabilità nell'assistenza alle donne vittime di violenza. La tutela delle donne vittime di violenza, che sono comunque libere di sporgere denuncia, deve vedere lo Stato in prima fila, in un'azione coordinata con le associazioni, che ovviamente non vengono escluse".