Nella dimora privata di una persona deceduta ecco 98 reperti archeologici della Magna Grecia privi di documentazione che ne potesse attestare la legittima provenienza. La soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Pisa e Livorno a quel punto ha attivato i carabinieri del nucleo Tutela patrimonio culturale (Tpc) di Firenze che ieri a Foggia per le mani del suo comandante ha restituito 44 di quei pezzi alla soprintendenza per le province di Barletta-Andria-Trani e Foggia.
Dopo la segnalazione della soprintendenza toscana, infatti, i carabinieri del nucleo Tpc avevano sequestrato i 98 reperti archeologici ritenuti "di straordinaria bellezza e importanza scientifica".
Il successivo esame tecnico-scientifico condotto dal funzionario archeologo della soprintendenza aveva associato i reperti in riferimento a tre periodi temporali specifici: Etrusco, Dauno-apulo e Sannitico-campano.
"Il valore storico-archeologico dei reperti attribuibili alle produzioni daunie e magno-greche è correlato alla eccezionale qualità ed unicità degli esemplari provenienti da contesti tombali e votivi databili tra il VII e il III sec. a.C", spiega la nota dell'Arma.
Per questo 44 dei 98 reperti archeologici recuperati sono stati assegnati definitivamente alla soprintendenza pugliese competente per l’area di provenienza dei "beni provento di scavi clandestini". I restanti reperti sono stati invece restituiti alla soprintendenza per le province di Pisa e Livorno.