Una scoperta toscana potrebbe rivoluzionare la comprensione della preeclampsia e di altre malattie. Uno studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Science, guidato dalla professoressa Paola Romagnani, responsabile della Nefrologia e Dialisi dell'ospedale Meyer e ordinario di Nefrologia dell’Università di Firenze, insieme alla dottoressa Carolina Conte, anche lei dell'Ateneo fiorentino, ha individuato il meccanismo che collega questa grave complicanza della gravidanza all'ipertensione e alle malattie renali croniche.
La ricerca rivela che i "progenitori renali", ovvero le cellule staminali del rene, svolgono un ruolo cruciale. Attivate dagli estrogeni, questi progenitori generano nuove cellule per i reni, aiutandoli ad adattarsi al notevole aumento di lavoro durante la gestazione. Se questo meccanismo non funziona a dovere, può insorgere la preeclampsia.
"Durante la gravidanza il rene della donna deve lavorare per due - ha spiegato la professoressa Romagnani - abbiamo scoperto che gli estrogeni attivano queste cellule staminali per reggere il carico aggiuntivo. Se il meccanismo si inceppa, ecco che si sviluppa la preeclampsia".
L'idea, nata quasi per caso in un laboratorio composto da sole donne, due delle quali in gravidanza, ha poi portato a questa conferma scientifica. L'intuizione che i reni delle donne incinte si espandessero per via dell'attivazione dei progenitori renali, ha aperto nuove prospettive non solo sulla preeclampsia, ma anche sul perché le donne in età fertile siano più protette da ipertensione e malattie renali croniche.
Lo studio ha importanti implicazioni cliniche: potrebbe portare a nuove strategie di prevenzione e trattamenti per la preeclampsia. Inoltre, dimostra che i bambini nati da gravidanze con questa complicanza hanno un rischio maggiore di sviluppare ipertensione e malattie renali in età adulta, rendendo essenziali controlli precoci per proteggerne la salute a lungo termine.