Cronaca

Etruria, ventidue avvisi di chiusura indagini

Sono 180 i milioni di euro mai rientrati che hanno causato il fallimento della Banca. Nel mirino ex amministratori, non c'è il padre della Boschi

La guardia di finanza ha notificato la chiusura delle indagini a quegli amministratori che hanno deliberato i finanziamenti, sui quali la procura ha già chiuso le indagini.

Con loro nell'inchiesta sono finiti anche alcuni dirigenti che si occuparono direttamente delle pratiche per i finanziamenti. Per tutti i ventidue l'accusa è di bancarotta fraudolenta in concorso, per alcuni è aggravata dal conflitto di interessi.

Le ipotesi di bancarotta riguardano il cantiere di Civitavecchia dove doveva essere costruito un mega yacht, il resort San Carlo Borromeo in Lombardia, i finanziamenti al cementificio Sacci di Federici, la Isoldi, la società Pegasus cui era legato Rigotti al quale faceva capo anche la Cib 35, la Hevea, la High Facing e la Città Sant'Angelo, outlet realizzato dalla Castelnuovese di Rosi.

I finanziamenti contestati nell'inchiesta, coordinata dal procuratore Roberto Rossi, sono di poco inferiori a 200 milioni di euro, distribuiti anche a società che, secondo l'accusa, in alcuni casi facevano riferimento a dei consiglieri. 

La Procura aretina aveva indagato su tutti i componenti del penultimo e del terzultimo Consiglio di amministrazione di Banca Etruria, rispettivamente presieduti da Elio Faralli e Giuseppe Fornasari, ma la notifica di chiusura indagini interessa solo i consiglieri che avevano deliberato i finanziamenti finiti, al momento, nell'inchiesta, ed alcuni dirigenti. 

Questi finanziamenti, infatti, non sono mai approvati da Pier Luigi Boschi, padre dell'attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena, e vicepresidente già con Fornasari di Banca Etruria. Boschi, quindi non ha ricevuto alcuna notifica di conclusione indagine. Lo stesso Lorenzo Rosi, che poi sarà l'ultimo presidente dell''istituto aretino, è indagato ma per il periodo in cui era ancora consigliere.