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L'economia cresce con il freno a mano

Gli ultimi sette anni hanno fatto registrare un crollo degli investimenti in Toscana pari 45 miliardi di euro. Lo dice l'Irpet nel suo rapporto

Il Pil toscano cresce e segna un +1,1 per cento. Più di quello italiano che ha fatto registrare un +0,8 per cento. Dati supportati anche dal saldo attivo tra occupati e disoccupati che è aumentato di 8mila unità. 

I livelli pre crisi, però, sono lontani e per raggiungerli ci vorrebbero altri 34mila occupati. I dati escono dal rapporto dell'Irpet presentato a Firenze. In sostanza i numeri mostrano che nel 2015 si registra una ripresa generalizzata con un incremento della tanto attesa domanda interna a supporto dell'export che è sempre stato il traino dell'economia. 

Un quadro dalle tinte tutto sommato positive, soprattutto se si considerano i sette anni di crisi da cui la Toscana, in linea con il resto del Paese, esce. C'è, comunque, un però. Anzi, un freno, costituito dall'austerity e dall'imposizione di una politica economica che "ha forse migliorato i conti pubblici ma ha rappresentato un freno alla crescita, sottratto risorse al sistema economico e non ha migliorato il rapporto debito/Pil".

Tradotto in altri termini, l'austerità era forse una medicina inevitabile per i conti in modo da evitare il collasso, ma certo non ha creato condizioni ideali per la crescita in Toscana, così come nel più generale panorama nazionale dove a mancare sono stati 600 miliardi.

I dati escono dai due rapporti presentati a Firenze: "L'economia toscana nel 2015: una ripresa da consolidare" a cura di Leonardo Ghezzi e "Il mercato del lavoro in Toscana: segnali di miglioramento?" di Nicola Sciclone.