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Il consorzio del Chianti dice no al clone Usa

"Il Chianti si fa in Toscana non in California" appello al ministro Martina di Giovanni Busi, presidente del Consorzio, per difendere il made in Italy

L'appello al ministro delle politiche agricole è una sollecitazione per salvare il made in Italy, proteggendo le demoninazioni che raccontano una tradizione che non deve essere clonata. Così il presidente del Consorzio Chianti a margine dell'anteprima della vendemmia 2015, "Chianti Lovers" evento che va in scena all'ex Manifattura Tabacchi di Firenze. 

"Il problema sono gli Stati Uniti, primi sul fronte dell'export, ma lì si imbottiglia il Chianti americano, pratica riconosciuta dal governo americano quindi non è una frode", sottolinea all'agenzia Dire il presidente del consorzio Chianti Busi.

La battaglia invece dovrà essere dura. Per questo "chiediamo al ministro Martina incisività, soprattutto nei tavoli dell'Europa". Al centro della questione c'e' il Ttip, Transatlantic Trade and Investment Partnership, tra Stati Uniti ed Europa, dove "in ballo ci sono le grandi denominazioni italiane, una partita che non riguarda soltanto il vino ma, facendo un ragionamento a 360 gradi, l'agroalimentare italiano di qualita', come il Parmigiano. Sappiamo che su questo versante Martina e' in pista in prima persona, pero' ora gli chiediamo di fare un grosso sforzo, un passo ulteriore per l'agroalimentare e la denominazione del Chianti".