Attualità

Il postino non suona più due volte

Sindacati toscani pronti allo sciopero generale contro il rischio di privatizzazione di Poste e gli esuberi che hanno già toccato Prato e Arezzo

Fanno fronte compatto le sei sigle sindacali toscane contro le decisioni del Governo sul futuro di Poste Italiane. Decisioni che potrebbero portare alla privatizzazione con la cessione del 35 per cento delle azioni di Poste alla Cassa depositi e prestiti e con il possibile collocamento sul mercato del 30 per cento di azioni rimaste al ministero dell'economia e delle finanze. Per i sindacati, si legge nel documento finale degli attivi di Slc-Cgil, Cisl-Slp, Uilposte, Failp-Cisal, Confsal, Ugl, si tratta di una "mossa che farà perdere definitivamente a Poste Italiane la caratteristica di servizio sociale".

Vero che, di recente, qualche punto è stato segnato con le decisioni del Tar di bloccare la chiusura degli uffici postali in molti Comuni toscani. Questo, però, non induce i sindacati ad abbassare la guardia perché i problemi continuano a non mancare. Uno, in particolare, preoccupa molto: la consegna della posta a giorni alterni che, spiegano le sigle, ha già causato la perdita di 61 posti di lavoro in provincia di Arezzo e altri 41 a Prato. Con il rischio che, in lungo andare, la soglia di esuberi in tutta la Toscana si innalzi fino al migliaio. 

"Faremo iniziative pubbliche per spiegare i rischi del progetto industriale di Poste Italiane che prevede privatizzazione e recapito a giorni alterni - spiegano i sindacati - Faremo incontri con le istituzioni, con i parlamentari toscani, con le associazioni dei consumatori, con i sindacati dei pensionati. Tutti devono sapere che la privatizzazione e il recapito a giorni alterni sono frutto di scelte industriali sbagliate. Se l'azienda non ci ascolterà siamo pronti alla mobilitazione". Il passo successivo, annunciano già i sindacati, sarà lo sciopero generale.