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Incendi fantasma, studio toscano svela i rischi

La ricerca si è incentrata sulle torbiere ossia depositi di scarti di piante e animali. Ecco quanto carbonio rilasciano in atmosfera

Incendio fantasma in torbiera

Quali sono le conseguenze di un fenomeno spontaneo, quello degli incendi fantasma che coinvolge le torbiere di tutto il mondo, all’origine di significative emissioni di gas serra? A rivelarlo adesso è uno studio toscano condotto da un team coordinato da Claudio Natali dell’Università di Firenze e realizzato in collaborazione con l’Università di Ferrara, che ha documentato sulla rivista Science of the Total Environment come sia possibile tracciare le modificazioni causate dalla combustione dei suoli e valutarne i potenziali rischi ambientali.

La torba è un deposito sedimentario caratterizzato da un elevato contenuto di sostanza organica (i resti di piante e animali) che si è accumulata nel corso dei millenni in zone umide continentali e costiere. Le torbiere sostituiscono solo il 3% della superficie terrestre ma intrappolano circa il 30% del carbonio globale dei suoli.

"In seguito alla bonifica e alla conversione da aree paludose a terre emerse costiere nel delta del Po, i depositi sono oggetto di un particolare fenomeno di combustione spontanea che si sviluppa tra i 30 e 65 centimetri sotto la superficie, i cosiddetti incendi fantasma, in letteratura scientifica zombie peat fires – spiega Gianluca Bianchini, coordinatore dell’unità di ricerca dell’Università di Ferrara -. Tali incendi, che si innescano durante la stagione estiva, possono proseguire anche per anni, fino al totale consumo della materia organica, che costituisce il loro combustibile, con una duplice minaccia per l’ambiente: un significativo rilascio di gas serra (principalmente CO2) e un’alterazione degli originari livelli di concentrazione dei metalli presenti nel terreno”.

Il team ha studiato il più grande deposito italiano di torba, quello della valle del Mezzano in provincia di Ferrara. Utilizzando il rapporto fra gli elementi in traccia, gli autori dello studio hanno anche potuto calcolare con precisione le quantità di carbonio rilasciato in atmosfera come gas serra CO2, stimando che se l’intera area fosse coinvolta in fenomeni di combustione spontanea le emissioni di CO2 equivalente ammonterebbero a circa 118 milioni di tonnellate.
“Considerando che gli incendi spontanei sono sempre più frequenti a causa dell’aumento della temperatura media dei suoli e dei periodi siccitosi dovuti al cambiamento climatico in atto – conclude Natali –, l’approccio usato nella nostra ricerca permetterà di effettuare proiezioni future del contributo di gas serra originato dal degrado di questi suoli che fino a oggi non sono stati considerati per il computo delle emissioni naturali e antropiche”.