Monitor Consiglio

Analisi choc sul Keu, verificato il rilascio di sostanze cancerogene

"Fondamentale proseguire i test dove il keu è stato rilevato e individuare altri luoghi ancora non identificati dove potrebbe essere stato smaltito"

Elena Meini

“A seguito dei primi dati emersi ufficialmente da apposite analisi condotte dal dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa, è stato confermato come dal Keu vi sia un rilascio di sostanze cancerogene - afferma Elena Meini, Capogruppo in Consiglio regionale della Lega, già Presidente della Commissione d’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose - Una drammatica notizia che conferma le nostre conclusioni inserite nella relazione della Commissione di inchiesta e che dovrà essere vagliata attentamente, in attesa di ulteriori approfondimenti che verranno fatti nei prossimi mesi".

“Se da un lato l’inchiesta della Procura distrettuale antimafia ha evidenziato come le mafie in Toscana siano molto attive in merito alla gestione dei rifiuti, dall’altro lato, con lo studio dell’Università, emerge con chiarezza come la illecita gestione e smaltimento del Keu rappresenti un concreto pericolo per la salute dei toscani - prosegue Meini - Con lo studio, è stata accertata la pericolosità del Keu, ma ciò che mi sento in dovere di affermare è che ancora oggi non sappiamo dove siano state sotterrate alcune tonnellate di questo cancerogeno rifiuto speciale".

“E’, ovviamente, fondamentale l’attività posta in essere dall’ateneo pisano, per verificare i potenziali pericoli per la salute di chi risiede nelle zone in cui è stato illecitamente sotterrato il Keu, ma è doveroso che tali approfondimenti proseguano, come previsto, per tutto il tempo necessario anche al fine di scoprire i siti inquinanti ma non ancora individuati - sottolinea la rappresentante della Lega - Dalle indagini della Procura, così come dai dati resi noti da ARPAT durante i lavori della commissione, emergono delle discrepanze tra i dati in ingresso dei fanghi industriali rispetto al quantitativo di Keu trasferito alla società Le Rose". 

"Da qua, la nostra preoccupazione che ci impone, ancora di più, di non abbassare minimamente la guardia su una problematica che interessa non solo 13 siti in cui è stata rilevata la presenza di questo materiale, ma anche di molti altri potenziali luoghi contaminati che non sono ancora stati individuati" conclude Elena Meini.