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La valle dell'Arno tra le aree più colpite dal Covid

In uno studio dell'Unifi e della Bce sulla seconda ondata dell'epidemia emerge la relazione tra modelli di sviluppo e diffusione del Covid-19

Il virus non segue i confini regionali ma i modelli di sviluppo economico. Questa la conclusione di un recente studio scientifico dove emerge la relazione tra modelli di sviluppo e diffusione del virus che corre di più nei territori dove si registrano elevate attività industriali e agroindustriali. 

Tra le aree più colpite oltre alla Pianura Padana con 289 casi per 100 chilometro quadrato contro i 145 nazionali, il fronte adriatico dell'Emilia Romagna, la valle dell'Arno tra Firenze e Pisa, le zone intorno a Roma e Napoli.

Si chiama "Covid-19 and rural landscape: the case of Italy", lo studio condotto da Mauro Agnoletti, dell'Università di Firenze, Simone Manganelli, capo divisione della ricerca finanziaria alla Banca centrale europea e Francesco Piras, ricercatore dell'Ateneo fiorentino.

Lo studio suddivide l'Italia in due macroaree in base al modello di sviluppo: bassa e alta intensità. 

Nelle zone a bassa intensità, che sarebbero quelle meno industrializzate e dove vengono utilizzati sistemi di agricoltura più tradizionale ci si ammala quasi tre volte di meno: 108 casi ogni 100 chilometri quadrati, rispetto alle aree più industrializzate e ad agricoltura intensiva, dove la media è di 286 casi ogni 100 chilometri quadrati.

L'analisi si basa sui dati resi noti dalla Protezione Civile nel mese di Ottobre 2020, a conferma di uno studio già effettuato nella scorsa primavera. Le aree ad alta intensità sono anche quelle più soggette a inquinamento.

Lo studio è stato pubblicato su Landscape and Urban Planning e sulla Working Paper Series della Bce.