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Poveri e malati, la Chiesa secondo Francesco

Per il cardinal Betori il momento più alto del convegno ecclesiale è stato l'abbraccio tra la città e il Papa: "Lui è un faro in questi tempi bui"

Dopo il quinto convegno nazionale ecclesiale che si è tenuto la settimana scorsa a Firenze, la Chiesa italiana ha riallacciato i sui legami con i più poveri e gli ultimi. Merito della visita di Papa Francesco che da un lato ha esortato la Chiesa a migliorare, dall'altro ha dato per primo l'esempio. 

Non ha dubbi su questo l'arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, che ha fatto il punto sul convegno ecclesiale e sugli effetti della missione fiorentina del pontefice. 

"La gente - ha detto Betori - ha potuto apprezzare la totale dedizione del Santo Padre verso tutti, e soprattutto verso i poveri e i malati. Questo scambio di affetti, penso che sia il dono più bello che la visita del Papa a Firenze ci lascia e che dobbiamo far crescere nel riferirci sempre a lui come un fondamento certo anche nei momenti di dubbio come quelli che stiamo vivendo in questi giorni".

Il riferimento ai fatti di Parigi è esplicito. Betori ha puntato il dito contro il virus dell'egemonia sul mondo con cui terroristi hanno infettato la religione. "Qui - ha spiegato il cardinale - siamo davanti al tentativo di una presa egemonica di dominio sul mondo da parte di persone che utilizzano la religione per questo. L'egemonia e il totalitarismo non sono un male delle religioni. Sono virus che si inseriscono anche nelle religioni. Per questo dobbiamo curarli con la conoscenza reciproca e il dialogo"

Proprio come accade quotidianamente a Firenze ha detto Betori "Per questo ringrazio l'imam e il rabbino per l'apporto che danno a questa convivenza religiosa a Firenze - ha concluso l'arcivescovo -. Penso che possiamo essere un esempio anche per gli altri".