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Il mercato del lusso traina l'export toscano

L'urto dei rincari e della guerra frena l'economia toscana che però regge e fa meglio della media nazionale. Tiene anche l'occupazione

Nell'export volano gioielli (+37,2%) e carta (+30,0%), mentre l'occupazione non solo tiene ma cresce (+5,3%) e la produzione industriale resiste e fa meglio della media italiana pur frenando (+4,7%): è in estrema sintesi il quadro dell'economia toscana fissato nella nota congiunturale dell'Irpet sul primo semestre 2022 con dati a confronto dello stesso periodo dell'anno precedente, il 2021.

L'effetto rimbalzo dopo il periodo pandemico pare esaurito, mentre sono arrivati a farsi sentire con prepotenza gli effetti della guerra innescata il 24 Febbraio 2022 dall'invasione russa in Ucraina, con conseguenti ripercussioni su materie prime ed energia.

Ma sullo scenario nazionale la Toscana fa meglio della media italiana quanto a produzione industriale. Se la penisola vede infatti una base tendenziale di tasso di crescita che passa dal +4,7% dell'ultimo trimestre 2021 al +1,9% del secondo trimestre 2022, in Toscana sì si flette ma sul registro alto con un passaggio negli stessi periodi dal +6,8% al +4,7%, meglio di tutte le altre principali regioni tra l'altro.

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Il rallentamento si riflette anche sulle esportazioni che - pur in performance talvolta brillante per alcuni prodotti come gioielli (+37,2% nel I semestre 2022 sullo stesso periodo 2021 e +33,6% rispetto al I semestre 2019) e carta o prodotti per la stampa (+30,0% nei primi 6 mesi del 2022 sul 2021 e +21,0% sul 2019) - registrano anche picchi in negativo come sulle macchine (-9,2% nel I semestre di quest'anno rispetto al 2021 e -11,8% rispetto al 2019) o per l'agricoltura (-6,5% nei primi 6 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021 in un inciampo che però segna il +19,2% rispetto al 2019).

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La sostanziale tenuta dell'economia toscana è testimoniata da quella del mercato del lavoro, con un aumento di addetti dipendenti nel secondo trimestre 2022 di oltre 64mila unità (+5,3%) rispetto allo stesso periodo del 2021 e di oltre 75mila unità (+6,2%) rispetto al 2019. La gran parte dei nuovi contratti a tempo indeterminato, 61.719, sono frutto di trasformazioni da contratti a termine o di apprendistato con il dato più alto in assoluto dal 2009. Il saldo positivo tra assunzioni e cessazioni a tempo indeterminato è di appena 1.500 posizioni.

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