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Reato di tortura, Giani scrive a Grasso

Il presidente del Consiglio regionale scrive a quello del Senato per sollecitare lo sblocco dell'introduzione nel codice penale dei reati di tortura

Attualmente infatti al Senato della repubblica è ferma una proposta di legge sull'introduzione, nell'ordinamento penale, del reato di tortura, dopo che il 9 aprile 2015 la Camera ha approvato il testo apportando modifiche.

"Caro Presidente, le scrivo per sostenere una battaglia di civiltà: l'introduzione nel nostro Codice penale del delitto di tortura, inspiegabilmente assente nel nostro ordinamento". 

Così inizia la lettera aperta del presidente del consiglio regionale Eugenio Giani, alla seconda carica dello Stato e ha annunciato, dalla civilissima Toscana, una mobilitazione a favore dell'introduzione del reato di tortura nel codice penale. 

"A quasi un anno di distanza - scrive dunque Giani - si richiede un decisivo impulso per la ripresa dell'iter". Confidando sul presidente Grasso, "persona attenta e sensibile". 

Giani ha ricordato come il clima della Festa della Toscana, che celebra l'abolizione della pena di morte nella regione a opera del granduca Leopoldo, quest'anno ha introdotto un "crescendo di riflessioni" e "sta portando a un dibattito". 

A oggi 103 paesi hanno abolito la pena di morte, ed è un fatto che "mentre la Toscana nel 1786 abrogò la tortura, ancora lo Stato italiano non prevede nel proprio ordinamento un reato che punisca chi se ne rende responsabile".