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Riapertura dei confini regionali, frenata di Rossi

Il presidente della Regione Toscana: "O si fa un provvedimento distinto per Lombardia, Piemonte e Liguria oppure si aspetta un altro po', tutti"

Enrico Rossi

Riaprire o non riaprire, questo è il problema. Sta per iniziare un altro convulso fine settimana di confronti e scontri istituzionali in vista dell'eventuale riapertura dei confini regionali a partire dal 3 Giugno. Questa data è stata ipotizzata dal governo a condizione che l'epidemia di Covid-19 fosse sotto controllo. E si porta dietro anche un'altra riapertura, quella dei confini nazionali ai cittadini degli Stati dell'Unione Europea: che senso avrebbe far entrare i turisti in Italia per poi vietare loro di spostarsi a piacimento fra una regione e l'altra? Ma la situazione è talmente differenziata sul territorio - con livelli ancora elevati di contagio in Lombardia, Piemonte e e Liguria - da mettere in dubbio la libera circolazione fra regioni quando mancano solo quattro giorni al fatidico 3 Giugno.

Per il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, la questione è risolvibile solo in due modi.

"In una regione come la Lombardia ancora oggi si concentra la metà dei casi positivi registrati a livello nazionale, un numero nemmeno paragonabile a quello della Toscana, dove i casi si contano ormai sulle dita di una mano - spiega Rossi in una nota - Per questo non capisco l'insistenza del governatore Fontana e nemmeno quella del sindaco di Milano Sala. Occorre più coesione nazionale. E vale per tutti: per le regioni a maggiore prevalenza del virus e per quelle a minore prevalenza". 

"Chiedo pertanto esplicitamente al Governo: o si fa un provvedimento distinguendolo per Regioni come Lombardia, Piemonte e Liguria che sono ancora più esposte al contagio delle altre, oppure, come sarebbe ragionevole, si aspetta un'altro po’ tutti, in attesa di maggiore uniformità dei dati" scrive Rossi.

"Noi in Toscana, come sempre, faremo la nostra parte ma non vogliamo guerre regionali - dichiara il governatore - Se fu un errore non chiudere in tempo quelle realtà da cui sono partiti i focolai maggiori, ora ci aspettiamo che non se ne commetta un altro riaprendole fuori tempo". 

"Allo stesso tempo evitiamo di lasciar correre l’idea di limitazioni che andrebbero contro la Costituzione ed evitiamo scemenze come il lasciare credere che esistano patenti di immunità - conclude Rossi - Le uniche armi che abbiamo sono la prevenzione primaria: igiene, distanza, mascherine e il contenimento del contagio attraverso il tracciamento, il trattamento e le terapie".