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Non può comprarsi il busto, gara di solidarietà in ospedale

Quaranta giorni di prognosi e poi il busto per potersi alzare. Ma lui non poteva permetterselo. Pazienti, sanitari e negoziante gliel'hanno donato

Dall'ospedale alla comunità, quella che si è stretta attorno a un paziente ricoverato che non poteva permettersi di comprare il busto che gli era stato prescritto per raccogliere la cifra necessaria. Sembra una favola di Natale quella che arriva dal reparto di Medicina dell'ospedale San Giovanni di Dio a Firenze. 

Invece è la realtà fatta di gioia e tenerezza di tutti coloro che hanno concorso al piccolo miracolo: infermieri, operatori socio sanitari, medici di un reparto di ospedale e compagni di stanza del ragazzo, nonché il titolare del negozio che di questa storia ha voluto essere parte. 

Tutti insieme hanno scelto di raccontare la loro esperienza in una lettera che hanno voluto intitolare "Quando l’ospedale diventa una famiglia". Eccone il testo, che parte dal momento del ricovero del giovane paziente.

"Ospedale San Giovanni di Dio, reparto di Medicina. Un ragazzo dello Sri Lanka è stato appena ricoverato. E’ caduto, ha una brutta frattura vertebrale e tanto dolore. Il referto parla chiaro: 40 giorni di prognosi. Dovrà rimanere a letto a riposo".

"Ma lui è solo, non ha famiglia in Italia, moglie e figli sono lontani, non parla neppure bene l’italiano. L’ortopedico dice che potrà rialzarsi, certo, fra alcuni giorni, quando passerà un po’ il dolore, però dovrà indossare un busto, un Camp C-35".

"Il busto non è prescrivibile dal sistema sanitario pubblico, quindi dovrà pagarselo di tasca sua e costa molto: circa 300 euro. Quando glielo diciamo, si capisce che lui quei soldi non li ha. Gli altri degenti, nella stanza, seguono attenti, in silenzio, la visita dei medici. A un certo punto accade qualcosa di inaspettato".

"I compagni di stanza, con discrezione, chiamano il medico e chiedono di poter contribuire all’acquisto del busto".

"Poco dopo tra gli infermieri e gli operatori socio-sanitari del reparto si sparge la voce e si accende spontaneamente una piccola grande 'catena di solidarietà'. Si uniscono a loro volta i medici".

"In poche ore si raccolgono i soldi, la cifra è raggiunta, il busto si comprerà. Tanti piccoli gesti messi insieme possono fare grandi cose".

"L’infermiera del reparto contatta il negozio di articoli sanitari che, appresi i fatti, non vuole sentirsi da meno e fornisce il busto al paziente applicando uno sconto inusuale".

Sanitari, degenti e negozianti concludono la loro lettera con una citazione di Madre Teresa di Calcutta: “La cosa più bella che puoi fare per te è fare qualcosa per gli altri”.