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Spese in Consiglio, tutto archiviato

Non c'è più il procedimento della Corte dei Conti nei confronti degli ex presidenti dei gruppi consiliari della Regione Toscana

I presidenti del Consiglio regionale non dovevano consegnare gli scontrini delle spese fatte con soldi del gruppo almeno non quelli del triennio 2010-2012, come aveva stabilito la Corte costituzionale nel 2015 e di questo prende la Corte dei contini della Toscana chiudendo così la controversia nei confronti di alcuni esponenti politici della passata legislatura.

Finiscono così 7 procedimenti che avevano interessato gli ex capigruppo. 

La sentenza della Consulta è la numero 107 del 2015 ed è stata firmata dal presidente Alessandro Criscuolo.

In sostanza la Corte costituzionale ha dato ragione alla Regione Toscana che il 9 ottobre 2013 aveva sollevato un conflitto di attribuzioni, sottolineando che la Corte dei Conti non aveva alcun titolo per chiedere ai presidenti dei gruppi consiliari gli scontrini per le spese sostenute negli anni 2010 e 2012.

Questo perchè solo a partire dal 2012, con la legge voluta da Mario Monti dopo l'esplosione del caso Fiorito in Lazio, i gruppi erano tenuti a rendicontare puntualmente le proprie spese. Prima di allora vigeva l'autonomia contabile dei consigli regionali.

Secondo la Corte dei Conti, invece, i presidenti dei gruppi consiliari, che all'interno della sentenza della Consulta vengono citati nome per nome (Vittorio Bugli, Marco Ruggieri, Monica Sgherri, Alberto Magnolfi, Antonio Gambetta Vianna, Marta Gazzarri, Pieraldo Ciucchi), in base a una legge risalente al Ventennio sarebbero da equiparare agli "agenti economici", ovvero agli economi dei comuni. Obbligati a depositare le ricevute per le spese sostenute.

Un'impostazione respinta dalla Corte costituzionale che, di fatto, ha fatto calare il sipario sulla trasparenza delle spese dei consiglieri di tutte le Regioni, prima del 2012.