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Stragi di mafia, cosa cambiò nelle indagini

Nell'ambito delle iniziative a 25 anni dalla strage dei Georgofili, Firenze ha ospitato un importante momento di confronto

Indagini e processi, che hanno portato a certezze investigative e a sentenze per mandanti ed esecutori materiali. A 25 anni dalla strage dei Georgofili di Firenze, in quel terribile 1993 dove la mafia colpì con le bombe anche a Milano e Roma, la Regione Toscana ha ospitato un momento di confronto dove si è ricordato che cosa avvenne  in quella sanguinosa notte, ma soprattutto si è analizzato che cosa cambiò dal punto di vista della ricostruzione sulla verità dei fatti.

A farlo, tra gli altri, il capo della polizia Franco Gabrielli, il comandante della Dia Giuseppe Governale, il comandante regionale della Finanza Michele Carbone assieme all'assessore regionale alla presidenza Vittorio Bugli, che ha ricordato l'importanza dell'istituzione di un tavolo costituito per osservare il fenomeno mafioso in Toscana e del ruolo e dell'impegno dei giovani sul tema.

"Cosa Nostra è un fenomeno tuttora complesso - ha ricordato Governale - siamo di fronte ad un sistema che si nutre di società civile".

Per Gabrielli, testimone diretto dei fatti del 1993, fu la determinazione delle indagini dei magistrati dell'epoca a indirizzare verso la pista giusta.