Tra false fatturazioni per operazioni inesistenti, riciclaggio ed autoriciclaggio avrebbero messo in piedi una truffa da 30 milioni di euro sottratti in 6 mesi e in cui è incappata come parte lesa l'Opera di Santa Maria del Fiore a Firenze.
L'indagine condotta dalla squadra mobile di Brescia e avviata nel Marzo scorso ha portato stamani a 9 fermi in tutta Italia, Prato inclusa e poi nelle province di Brescia stessa, Milano, Bergamo, Lodi, Rieti e Vicenza. Una decima persona destinataria di provvedimento è risultata irreperibile.
Gli indagati sono soggetti di nazionalità italiana, albanese, cinese e nigeriana. In tutto 21 le perquisizioni effettuate stamani nei confronti di altri indagati e di società con sede in Lombardia, ritenute implicate nel giro di false fatture e riciclaggio. Sono finiti sotto sequestro oltre 500mila euro in contanti, che vanno ad aggiungersi ai 200mila euro sequestrati lo scorso Settembre.
L'Opera di Santa Maria del Fiore è la realtà che nel capoluogo toscano gestisce il complesso costituito dalla Cattedrale, dal Battistero di San Giovanni e dal Campanile di Giotto.
Lo stratagemma del conto fittizio
La squadra mobile bresciana è arrivata a svelare un giro d'affari illecito che in sei mesi circa avrebbe prodotto trasferimenti illegali di denaro per 30 milioni di euro partendo da una denuncia presentata nel Marzo scorso e inerente i lavori di restauro del Complesso Eugeniano commissionati a un'impresa privata.
Ebbene: le risultanze investigative avrebbero portato ad appurare che l'Opera sarebbe stata indotta ad effettuare bonifici su un conto intestato fittiziamente per un importo di 1.785.000 euro.
Due fratelli al vertice del sodalizio
All'interno del gruppo, la posizione apicale sarebbe stata rivestita da due fratelli italiani in grado di intercettare clientela e di fornire proprie società cartiere. Così facevano da intermediari fra le imprese e alcuni cittadini di nazionalità cinese operanti tra Milano, Vicenza e Prato. Ancora di origine cinese anche la donna intestataria di un appartamento nel capoluogo lombardo che costituiva la base della banda e l'hub di stoccaggio del denaro contante.
L'ingranaggio poggiava tra l'altro su conti correnti in Italia e all'estero tra Cina, Lussemburgo, Polonia, Germania, Spagna, Lituania, Nigeria e Croazia. Il pagamento in contanti sarebbe stato gravato da una percentuale "di servizio" fino al 7% a favore dei cittadini cinesi e di un ulteriore 2% a favore dei due fratelli.
La voce dell'Opera
In mattinata una nota dell’Opera di Santa Maria del Fiore ha rivolto ringraziamenti alla procura di Brescia "per l’importante lavoro svolto in merito a un'indagine che ci vede parte lesa, insieme ad alcuni fornitori, per un importo complessivamente pari a circa 1,4 milioni".
"Le indagini - afferma la onlus - sono partite grazie alla denuncia fatta dall’Opera nel 2024, nell’immediatezza della truffa informatica subita".
Quindi l'organismo ripercorre la sua storia: "L’Opera di Santa Maria del Fiore è un’istituzione fondata dalla Repubblica Fiorentina nel 1296 per sovrintendere alla costruzione della nuova Cattedrale e del suo campanile. Dal 1436, anno del completamento della cupola brunelleschiana e della consacrazione della chiesa, il compito principale dell’Opera diviene quello di conservare il complesso monumentale. Nel 1777, anche il Battistero di San Giovanni entra a far parte del complesso dell’Opera e nel 1891 sarà istituito il Museo dell’Opera del Duomo".
"Attualmente l’Opera è soggetta, in quanto 'fabbriceria', alla Legge Concordataria del 1929, in base alla quale è retta da un Consiglio di Amministrazione composto di sette membri, nominati ogni tre anni con decreto del Ministro dell’Interno, i quali provvedono ad eleggere nel proprio seno il Presidente. Dal 1998 l’Opera si configura giuridicamente come Organizzazione non a fini di lucro (Onlus), regolata da un proprio statuto che definisce tra i suoi obiettivi istituzionali la “tutela, la promozione e la valorizzazione del suo patrimonio artistico”, si spiega.